Fare il Sindaco non è di per sé una cosa facile, farlo in determinati contesti in cui lo Stato non riesce a far sentire la tutta la forza è peggio. A conferma di questa triste verità è stato pubblicato il 22 giugno scorso un rapporto dal significativo titolo: “Amministratori sotto tiro”, frutto di una puntuale analisi condotta dall’osservatorio “Avviso Pubblico” (associazione di enti locali e Regioni per l’educazione alla legalità, il contrasto alle organizzazioni criminali e l’impegno diretto delle istituzioni territoriali nell’affermazione di regole civili e democratiche).

Sono 559 gli atti intimidatori ai danni di amministratori locali censiti da Avviso Pubblico nel 2019, uno ogni 15 ore. Ben 83 le Province coinvolte – oltre il 75% del territorio nazionale – e 336 i Comuni colpiti, il dato più alto mai registrato. Per la seconda volta nella storia delle rilevazioni di Avviso Pubblico sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, costatazione che ha indotto Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico e Sindaco di Grugliasco a concludere che “Il fenomeno delle minacce agli amministratori locali è diventato una questione nazionale”. La crisi sanitaria generata dal Covid – ha aggiunto il Sindaco Montà – “sarà accompagnata da una forte crisi economica e sociale che le mafie stanno già cercando di sfruttare per accumulare consenso sociale sui territori ed espandere la loro presenza nel nostro sistema produttivo e all’interno degli Enti locali“.

I DATI PRINCIPALI 

La “maglia nera” per il 3° anno consecutivo spetta alla Campania (con 92 casi di intimidazione censiti nel 2019). Segue la Puglia che, con 71 casi (il maggior incremento di tutto il territorio nazionale rispetto al 2018). Al terzo posto la Sicilia con 66 casi censiti, regione in cui emerge un dato in netta controtendenza rispetto al recente passato (-24%). Si conferma sui livelli dell’anno precedente la Calabria, con 53 casi. Prima nel nord e al quinto posto nella classifica nazionale la Lombardia con 46 atti intimidatori. In calo i casi censiti in Sardegna (38), stabile il Lazio (36). A chiudere le prime 10 posizioni ci sono poi l’Emilia Romagna (29, in aumento), la Toscana (24, in netto calo) e il Veneto (23). A livello provinciale si registra un’altra conferma: anche nel 2019 il territorio più colpito è Napoli con 41 casi, seppur in calo del 13% rispetto al 2018. Seguono Roma (24 casi), Cosenza (22), Foggia (21), Palermo e Torino (18), Salerno e Lecce (17), Milano (16) e Avellino (15). Insomma, iItalia mediamente ogni 15 ore un amministratore locale subisce minaccia o violenza.

QUALCHE ESEMPIO:

Il 16 gennaio 2019, mentre a Eboli (Salerno) veniva aggredita la consigliera Teresa Di Candia e a Tuili, in Sardegna, qualcuno minacciava il consigliere di minoranza Serafino Madau. Nel crotonese, a Roccabernarda, l’ex sindaco Francesco Coco ha subito l’incendio della sua auto e l’uccisione di cinque cavalli. Il 3 aprile, a Palau (Sassari) un ordigno è esploso davanti all’agenzia immobiliare del sindaco Franco Manna, e lo stesso giorno a Pescasseroli (Aquila) una testa di agnello scuoiata è stata inviata con un biglietto di minacce al responsabile del Servizio tecnico del Parco Nazionale d’Abruzzo Andrea Gennai. Lo stesso giorno un agente della polizia municipale di Firenze è stato minacciato, mentre passeggiava con moglie e figli, da un uomo armato di coltello. A Cava De’ Tirreni, Salerno un dirigente del Comune è stato preso colpito a calci e pugni nel suo ufficio.  All’ufficio del Sindaco di sindaco di Puglianello (Benevento) è stata invece recapitata una lettera minatoria con all’interno ossa di pollo, pezzi di carne, spille intrecciate e un messaggio che gli dava appuntamento al cimitero. Nei mesi di luglio e agosto 2019 a Bacoli (Napoli) è stata prima recapitata una busta con proiettili al funzionario a capo dell’Ufficio Commercio e Demanio del Comune. Successivamente, il sindaco Josi Gerardo Della Ragione, ha ricevuto numerose telefonate minatorie, da un anonimo che ripeteva la stessa frase: “Farai la stessa fine di Don Peppe Diana”. Dopo il corteo di solidarietà all’amministrazione, il consigliere comunale Alessandro Parisi ha ritrovato una molotov fuori casa. A Monte Sant’Angelo (Foggia), è stata trovata una busta contenente un teschio umano, mentre minacce di morte sono arrivate al sindaco Pierpaolo d’Arienzo (fra l’altro coordinatore regionale di Avviso Pubblico), alla sua famiglia e all’assessore al Bilancio Generoso Rignanese. A Parabita, Comune sciolto per mafia nel 2017, minacce sono arrivate addirittura ai tre commissari prefettizi, Andrea Cantadori, Gerardo QuarantaSebastiano Giangrande. Nel mirino anche Marco Cataldo, presidente delle Officine Cantelmo e candidato sindaco alle elezioni amministrative. A Ostuni (Brindisi), dopo alcuni episodi nel 2019 e anche nel 2020, all’ex sindaco Domenico Tanzarella è stata assegnata la scorta. A Locri, Reggio Calabria, i clan interessati alle attività legate al cimitero hanno minacciato il sindaco Giovanni Calabrese di non fargli ritrovare più le spoglie dei parenti. A Roma, è più volte finita nel mirino il sindaco Virginia Raggi, sotto scorta dal 2018. Minacciata durante una visita a una famiglia rom a cui è stata affidata una casa popolare nel quartiere di Casal Bruciato, ‘assediata’ da gruppi di estrema destra, le è stata rafforzata la protezione dopo altre intimidazioni giunte da ambienti vicini al clan Casamonica.

IL FENOMENO:

A finire più frequentemente nel mirino sono i sindaci dei comuni superiori ai 20mila abitanti nei territori a tradizionale presenza mafiosa, aggrediti fisicamente o a cui viene bruciata l’auto. Il 42.6% dei casi si è registrato al Sud (percentuale stabile rispetto al 2018) e il 18.6% nelle Isole (in calo). Il restante 39% nel Centro-Nord, dove un aumento del 5.5% delle minacce e intimidazioni dovrebbe quantomeno impensierire. Ben 71 atti intimidatori (circa il 13% del totale) si sono verificati in 40 Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. 

AICIS