Un messaggio whatsapp prova molto di più della successiva smentita in udienza da parte di chi l’aveva inviato. Poi, quando la chat riguarda la confessione di un tradimento coniugale, la bilancia della giustizia non può che pendere a favore del coniuge tradito. Ed è così anche quando, stranamente, è l’amante ad inviarlo al coniuge dell’altro.
A questa la conclusione cui è giunto il Tribunale di Velletri con la sentenza n. 666 del 23 aprile 2020.
Di regola è un messaggio fedifrago scambiato tra i due amanti ad essere scoperto dalla moglie scatenando la tempesta perfetta tra i coniugi. Nel nostro caso, invece, a far scattare l’addebito è stato un messaggio con cui una donna si era “autodenunciata” confessando sul profilo whatsapp della moglie del proprio amante un rapporto clandestino durato anni.
Nel rendere la propria testimonianza davanti ai giudici, poi, la donna aveva smentito il contenuto del messaggio sostenendo di aver agito in preda alla rabbia falsando la verità circa la durata della relazione che in realtà era stata molto più recente.
Ma il messaggio ha convinto molto di più i giudici rispetto alla tardiva ritrattazione. Peraltro, lo stesso marito in un successivo messaggio inviato alla moglie tradita non solo aveva confermato il contenuto del messaggio di auto-denuncia della propria amante, ma si era addirittura vantato della propria abilità nel non essersi mai fatto scoprire.
AICIS