Redazione AICIS

Ci sarà un giudice a Berlino anche per Olindo e Rosa, i mostri di Erba?. Beh, qui l’opera di Bertold Brecht sul mugnaio di Potsdam, che ottenne giustizia dopo tante condanne solo a Berlino grazie alla misericordia dell’imperatore, non c’entra nulla. O quasi. Perché, intanto, ironia della sorte, il procuratore che ha chiesto la revisione del loro processo (un onesto e valente magistrato, esempio giustizia giusta), guarda caso ha un cognome tedesco.

In tutta coscienza, per amore di verità e giustizia e per l’insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo“. Queste le parole di chiusura (a quanto si apprende dalla stampa), della richiesta del sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser di revisione del processo che condannò definitivamente Olindo Romano e Rosa Bazzi al carcere a vita per la strage di Erba. Stiamo parlando del caso relativo alla brutale uccisione di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, della nonna del bimbo, Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini. 

Diciamoci la verità, in un paese dove le sentenze hanno un che di divinatorio, mettere in discussione una decisione che ha spezzato la vita di due imputati eccellenti è un atto che rende la giustizia più umana ed anche giusta e ragionevole.

Un impianto accusatorio discutibile:

Secondo quanto si apprende dalla stampa il magistrato ha messo in discussione alle radici tutto l’impianto accusatorio anche perché “oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza è fortunatamente in grado di fornire da sola, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi“.

Si può sempre credere ad un testimone?

Tra gli elementi “nuovi” che metterebbero in dubbio la condanna di Rosa e Olindo, il magistrato segnala la non attendibilità del teste, nel frattempo deceduto, Mario Frigerio, il sopravvissuto alla strage di Erba. In sostanza il problema sta nella mancata valutazione dell’idoneità a rendere testimonianza, effettuata in base alla ricostruzione dalle intercettazioni mai entrate al processo, che evidenziano deficit cognitivi non segnalati nella relazione del dottor Cetti. L’elemento nuovo è costituito dalla decodifica delle intercettazioni ambientali durante la degenza ospedaliera del testimone, nelle quali la somministrazione della testistica clinica è menzionata dai figli ma di cui non vi è traccia nella relazione medica“. “Dati clinici acquisiti dopo il 2010 che, applicati al caso specifico, dimostrano che Frigerio sviluppò, a seguito dell’aggressione, una disfunzione cognitiva provocata da intossicazione da monossido di carbonio, arresto cardiaco, shock emorragico e lesioni cerebrali focali – si legge nel testo – Stante la gravità dei singoli eventi neurolesivi, la loro concomitanza in un soggetto anziano ed iperteso ha sicuramente determinato un complessivo scadimento delle funzioni cognitive necessarie a rendere valida testimonianza. Dati nuovi che si ricavano dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali, mai effettuate prima, che evidenziano e dimostrano la presenza di disfunzioni cognitive tipicamente osservabili nei casi con patologia neurologica sopra descritta“.

Non tutti gli elementi di verità entrano nel processo:

Insomma, ci sono delle intercettazioni mai trascritte e quindi mai depositate dalle quali “emerge senza alcun dubbio che Mario Frigerio soffriva degli effetti tardivi dovuti all’intossicazione da monossido di carbonio, che hanno a loro volta provocato un’amnesia anterograda. Il paziente con amnesia anterograda è da considerarsi un caso di scuola per l’inidoneità a rendere valida testimonianza“. Ed ecco che: “il testimone fu progressivamente indotto ad aderire a suggerimenti che determinarono l’installazione di una falsa memoria circa la corrispondenza fra l’aggressore sconosciuto e Olindo Romano“. Intercettazioni mai depositate. Testimone “indotto” ad aderire a suggerimenti, poi l’ergastolo.  Le prove per cui sono stati condannati Rosa e Olindo per la strage di Erba sarebbero maturate in “un contesto che definire malato sarebbe un esercizio di eufemismo“, scrive ancora il Tartufesser nell’istanza di revisione del processo che ha portato alla condanna all’ergastolo per l’omicidio dell’11 dicembre del 2006 di Raffaella Castagna, Paola Galli, Youssef Marzouk Raffaella Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio.

Prove certe, prove labili:

La confessione non è la regina delle prove, ma quasi. Certo dev’essere corroborata da riscontri, ma soprattutto dovrebbe essere vagliata in modo asettico (senza un orientamento investigativo preconizzato) nella sua coerenza.  Prendiamo la confessione di Rosa, che anche negli atti viene giudicata “delirante”: una narrazione piena di discrepanze rispetto a ciò che oggettivamente si riscontrò sulla scena del crimine. Disse di aver colpito Frigerio (unico superstite e testimone), il quale però ha sostenuto di non averla assolutamente vista. Raccontò di aver accoltellato il piccolo Yosef guardandolo negli occhi mentre era seduto sul divano, ma il bimbo fu colpito alle spalle.

Per parte sua Olindo disse che Valeria Cherubini (altra vittima) morì subito sulle scale davanti all’appartamento del massacro, invece, i soccorritori trovarono il suo corpo al piano superiore vicino ad una tenda piena di schizzi di sangue. Macchie mai esaminate dagli inquirenti così come altri reperti (e che potrebbero ancora esserlo dato che sono scampati alla distruzione). Sullo stipite della porta dell’appartamento fu repertata una impronta palmare ascritta ad un soggetto ignoto. Cosa ci faceva lì? Chi era? Due quesiti senza risposta. Stessa cosa per alcuni mozziconi di sigaretta rinvenuti sul terrazzino dell’appartamento e un accendino. D’altra parte, a carico dei coniugi una manciata di indizi: si riscontrarono delle strane ferite su una mano e un avambraccio; si contestò il fatto che avevano mostrato senza richiesta ai Carabinieri alcuni scontrini del McDonald’s in orario compatibile con la strage (excusatio non petita, quindi?); venne anche contestato il fatto che intercettati i coniugi non parlarono mai della strage (domanda retorica: se l’avessero fatto i giudici li avrebbero scagionati?). Inoltre, sull’auto di Olindo venne trovata una traccia di sangue di Valeria Cherubini, ma non è stato escluso che essa potrebbe derivare dal trasferimento da una scarpa di un soccorritore che aveva calpestato la scena. Tra l’altro, si trattò di una traccia repertata senza la stretta osservanza dei protocolli scientifici di custodia.

I coniugi furono condannati all’Ergastolo, come si dice oltre ogni ragionevole dubbio. Ma quand’è che un dubbio è superato ragionevolmente? Quando a superarlo intervenga una convincente motivazione, è la risposta giuridicamente corretta. Sì, ma una motivazione non è altro che un percorso logico basato su elementi di fatto (quelli entrati nel processo, non tutti), oppure sull’esito di un gedanken­experiment (esperimenti svolti nella mente, dei giudici in questo caso)Lo diceva anche Albert Einstein e Isaac Newton ne fece la fortuna dei suoi assiomi. Peccato che le loro teorie, per quanto geniali, siano ancora oggetto di controverse ricerche.

Prove cardine molto discutibili:

Le tre prove cardine: il riconoscimento degli imputati come autori del delitto da parte di Frigerio (teste ora giudicato inattendibile e suggestionato), le confessioni (deliranti) dei coniugi e la macchia di sangue trovata sull’auto di Olindo appartenente a Cherubini (di non comprovata origine), vengono smontate una ad una dal magistrato, la cui istanza dovrà comunque essere valutata dai giudici prima di un eventuale nuovo processo.

A convincere il pg della necessità di una revisione sono state anche due consulenze che gli hanno sottoposto gli avvocati Fabio Schembri e Paolo Sevesi il 14 febbraio 2023 “alla cui stesura hanno contribuito diversi accademici, tutti luminari della rispettiva materia tecnica e scientifica, le quali, alla luce delle più moderne e recenti tecniche e metodologie, hanno analizzato le due prove dichiarative, ovvero il riconoscimento e le confessioni dei due condannati e una consulenza Tecnica biologico-genetica forense che ha riesaminato e rivalutato la tecnologia e la metodologia utilizzata allora per il repertamento“.

Secondo il procuratore, “le dichiarazioni auto accusatorie di Olindo Romano e Rosa Bazzi sono da considerarsi false confessioni acquiescenti“. 

Quanto alla prova del sangue della vittima Valeria Cherubini sull’auto di Olindo, il magistrato scrive che “non si può non rilevare come si tratta di una prova che trasuda criticità mai valutate dalle Corti di merito che mai hanno messo in dubbio, né l’origine della macchia di sangue, né la chain of custody dal momento del suo repertamento“.

Lo aveva detto anche Azouz (padre del piccolo e marito e della donna uccisi), e per poco non ci aveva rimesso la sua libertà:

Azouz Marzouk: non uno qualunque, ma marito e padre delle vittime di quel massacro rimasto nella storia dei crimini italiani lo aveva detto: non sono stati loro. Probabilmente sa di più di quello che dice e, se volesse, potrebbe indicare la pista giusta. In coscienza, senza nessun interesse, anzi teoricamente come controinteressato, si è sentito di difendere Rosa e Olindo. Nessuno lo ha ascoltato, anzi proprio perché è stato ascoltato ha rischiato la galera per averlo detto. Cosa è accaduto ad Azouz (che non è certo uno stinco di santo, ma è pur sempre il padre di un bambino di tre anni massacrato a coltellate insieme alla madre)?

Mettetevi comodi perché per spiegarlo dobbiamo scomodare i principi dell’algebra. Ed ecco i passaggi dell’operazione. Punto A): Azouz, per nulla persuaso della colpevolezza di Rosa e Olindo, ha dichiarato, in un esposto presentato alle autorità ed in varie interviste, di ritenerli innocenti (chi glielo fatto fare se non la sua coscienza?); punto B): Rosa e Olindo, però, durante il procedimento per la strage di Erba si erano dichiarati loro stessi colpevoli tanto che i giudici soprattutto su tale confessione avevano basato la loro condanna all’ergastolo.

Ora provate a sommare A+B ed il risultato è una bella accusa per calunnia a carico di Azouz con tanto di processo, dal quale alla fine è però uscito assolto. Come mai è stato incriminato? Il ragionamento giuridico si basa sul sillogismo. Ricordate cos’è? Data una premessa teorica maggiore e astratta (esempio classico: “l’uomo è mortale), la stessa giustifica una premessa secondaria logicamente inquadrabile nella prima (tornando al nostro esempio: “l’uomo è mortale”, e “se tu sei un uomo sei destinato a morire”).

Ora vediamo come si applica lo stesso ragionamento ad Aziz. Premessa maggiore: “Rosa e Olindo – secondo le sentenze – avevano detto la verità quando si erano auto-accusati” (e guai se lo avessero fatto falsamente: si sarebbero macchiati del reato di auto-calunnia, quella che gli americani chiamano “spergiuro”); ora andiamo alla premessa minore: Aziz ha detto che secondo lui, invece, i due erano innocenti. Quindi, mutatis mutandis, è come se li avesse accusati di auto-calunnia (spegiuro).

Bene, se di questi strani meccanismi non ci avete capito un granché non vi preoccupate: è un gedanken­experiment  (esperimento mentale) e non a caso i gedanken­experiment sono roba da scienziati: esperimenti che la gente comune (per fortuna) stenta a comprendere. Sì, perché se ci appelliamo al senso comune la domanda è molto più semplice: perché il padre di un bambino barbaramente ucciso insieme a sua moglie dovrebbe farsi avanti per cercare di scagionare due assassini giudicati colpevoli fino all’ultimo grado di giudizio? Perdono cristiano? Date le origini di Azouz misericordia islamica? Oppure lui ha qualche solido elemento per dubitare? Magari una pista alternativa che ha difficoltà a svelare del tutto? In un’intervista ha detto: “credo che … la verità vada cercata: se potessi vorrei parlare con Olindo e Rosa. Non li ho mai potuti sopportare … ma quando ho letto gli atti ho maturato la certezza che loro non hanno compiuto quella strage”. Potevamo approfondire e invece abbiamo detto: come si permette, lui, di mettere in dubbio il giudizio della Suprema Corte di Cassazione?

Rosa e Olindo, assassini oltre ogni ragionevole dubbio?

Il dubbio ora a sollevarlo è la giustizia stessa (la Procura Generale), non più il tunisino Aziz e quindi è diventato un dubbio ragionevole.

La strage risale all’11 novembre 2006. Una vera e propria mattanza: quattro cadaveri, 36 coltellate in tutto e una decina di sprangate in testa. La giustizia ha chiuso il caso con due ergastoli ma, se Olindo e Rosa fossero innocenti, avremmo tante vittime uccise, due vite confinate ingiustamente e i colpevoli in libertà.

Ha ragione Tarfusser “In tutta coscienza, per amore di verità e giustizia e per l’insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo“, e sempre per amore di verità e giustizia è insopportabile anche il pensiero che i veri colpevoli – efferati assassini – abbiano beffato la giustizia a spese di due poveracci che sono da 17 anni in carcere.

 Sull’argomento leggi anche:

https://criminologiaicis.it/rosa-e-olindo-sono-innocenti-lha-detto-azouz-marito-e-padre-delle-vittime-ed-e-finito-alla-sbarra-poi-e-stato-assolto/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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