#Lara Ghiglione*

Come purtroppo era prevedibile e temibile, nel contesto dell’allarmante conflitto bellico in Ucraina, associazioni umanitarie e organizzazioni anti-tratta stanno denunciando la presenza di gruppi criminali di varie nazionalità, dediti alla  tratta di esseri umani, alle frontiere con Romania e Polonia; secondo quanto viene denunciato, ragazze ucraine, in fuga dalla guerra, verrebbero avvicinate con il pretesto di finti intenti solidali per essere poi immesse nel circuito criminale della prostituzione, attraverso la violenza o l’inganno.

Non è una novità che le organizzazioni criminali utilizzino crisi ed emergenze sociali per incrementare i loro traffici illegali; anche l’emergenza sanitaria dovuta al Covid ne è un esempio.

Naturalmente, chi fugge da un conflitto armato, è in una particolare condizione di vulnerabilità fisica e psicologica, tale da rendere particolarmente semplice portare a termine intenti criminali. Donne e ragazze, rimaste sole e in cerca di salvezza, non possono fare altro che fidarsi di coloro che poi diventeranno veri e propri aguzzini.

Il portavoce dell’Unicef, Andrea Iacomini denuncia “Abbiamo registrato che ci sono tante ragazze e tante donne che camminano da sole, in fuga dall’Ucraina. Queste sono le prime vittime: ci arrivano notizie di violenze di ogni genere, anche di violenze sessuali”.

Violenze sessuali, riduzione in schiavitù, anche attraverso il cosiddetto lavoro forzato, violenze fisiche, finanziarie e psicologiche, contribuiscono a diffondere ulteriore paura nelle vittime, facendole entrare all’interno di una spirale di violenza e soprusi dalla quale è praticamente impossibile uscire. Il pretesto per avvicinare le vittime è quasi sempre quello di offrire trasporto e alloggio gratuiti, la promessa di un lavoro inesistente in un’altra città o addirittura in un altro stato membro dell’UE, la possibilità di riuscire a ricongiungersi con un familiare in un altro Paese.

Dal punto di vista criminologico sono stati condotti alcuni studi sulle tecniche usate per indurre giovani donne ad accettare passivamente di essere avviate alla prostituzione, anche senza dover necessariamente ricorrere alla violenza. La dipendenza emotiva che deriva da un forte trauma, come appunto può essere il dover scappare da una guerra, l’essere costrette a lasciarsi una precedente vita alle spalle, la perdita di una o più persone care, contribuiscono a creare una sorta di dipendenza affettiva ed emotiva con l’aguzzino, che utilizzerà la manipolazione affettiva per creare un legame di fiducia con l’intento di indurre la vittima a sottostare a richieste a cui normalmente non avrebbe mai acconsentito. In circa il 40% delle indagini riguardanti la tratta di esseri umani, la manipolazione delle vittime sembra essere utilizzata come mezzo per indurle alla prostituzione, anche a medio e lungo termine. Questo significa che molte ragazze ucraine, che magari oggi si sentono al sicuro, rischiano nel prossimo futuro di essere vittime di schiavitù sessuale, come purtroppo è accaduto e accade ad altre donne, vittime dirette ed indirette di conflitti bellici.

Un’ulteriore forma di violenza mascherata di cui si deve tenere conto per poterla prevenire, in una situazione di grave emergenza umanitaria. Una ragione ulteriore per chiedere che siano attivati corridoi umanitari sicuri e monitorarti, come dovrebbe essere tutto il percorso dell’accoglienza, senza improvvisazioni, evitando di ricorrere ad associazioni e organizzazioni con uno scadente livello di professionalità, nella gestione della “presa in carico”, e ponendo molta attenzione alla professionalità degli operatori.

Come estremamente utile sarebbe trovare il modo di far conosce alle profughe ucraine, in fuga dal proprio martoriato Paese, i rischi ai quali sono esposte in modo da fornire loro gli strumenti per orientarsi e, di conseguenza, potresti mettere al riparo da questi. Anche questa azione preventiva rientra tra le nostre responsabilità di donne e uomini liberi che non possono limitarsi ad assistere alle tragedie altrui come semplici spettatori.

________

L’AUTORE:

Lara Ghiglione: Nata alla Spezia, ora vive a Roma. Criminologa iscritta al registro nazionale AICIS al n. 225. Docente, dirigente nazionale della CGIL e criminologa per l’area area di ricerca, formazione e legale. È autrice, oltre di alcuni articoli in ambito criminologico, di due saggi “Così parlano le mafie. Viaggio nei linguaggi mafiosi di ieri e di oggi” (Città del sole) e “Corrotti. Dentro gli affari criminali di élite e mafie” (Armando editore).

 

 

AICIS