# di Rosaria Vittadini*
”Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscirà a essere ciò che si sogna.”
(Umberto Galimberti)
LET THE GAME BEGIN…
Nel 2014 i cinesi Alex Zhu e Luyu Yang, idearono un applicazione con finalità educative che chiamarono Musical.ly, caratterizzata da brevi video (3/5 minuti), allo scopo di insegnare ai più giovani, alcune materie scolastiche.
Un progetto molto interessante, ma che non trovò il successo tanto atteso, quindi i due fondatori decidessero di apportare delle modifiche, rivolgendo l’attenzione agli adolescenti, permettendo loro di potersi esibire in balletti e coreografie di musiche di tendenza. Il cambiamento del progetto attirò Zhang Yiming, il proprietario della ByteDance (applicazione cinese che offriva simili funzionalità), che nel 2017 acquistò Musical.ly e nel 2018, dalla fusione dei due progetti, nacque il colosso che oggi conosciamo con il nome di Tik Tok (in Cina conosciuta con il nome Douyin).
Tik tok nasce come social network, al suo interno ci sono diversi contenuti:
- Lip-sync: l’utente si cimenta in un playback di un pezzo di brano musicale o di un personaggio famoso o di un film;
- How to o Tutorial: si rivolge a qualsiasi settore (cucina, bricolage ecc.) che spiega in modo molto semplice e in modo simpatico, delle azioni complesse;
- Sketch: due o più persone creano delle scenette comiche;
- Dietro le quinte: contenuti che mostrano la parte vera e sincera e cioè la realtà;
- Istruzione: contenuti informativi e formativi.
Tik tok nasce con l’obiettivo di dare sfogo alla “Creatività” e di poterla manifestare in modo estremamente semplice, ma molto spesso capita di superare dei limiti, che possano dar vita a delle azioni che non hanno nulla a che fare, con il senso del progetto: le Challenge.
Le challenges o social game o social mode o social drinking, sono delle sfide in rete e consistono nel filmare la propria impresa e condividerla sui social o su apposite piattaforme video-social innescando così un effetto contagio e di popolarità.
Le prime challenge si diffusero per uno scopo benefico con l’intendo di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo la sclerosi laterale amiotrofica, per stimolare le donazioni per la ricerca scientifica, si trattava della “Ice bucket challenge”, in cui personaggi famosi si versavano addosso un secchiello di acqua e ghiaccio. Con il passare del tempo e le vicende difficili che abbiamo dovuto affrontare, si sono diffuse pratiche di challenge, sempre più estreme e pericolose, da non dimenticare la “Blu Whale Challeng”- 2016, che causò la morte di molti adolescenti. Durante la pandemia da covid aumentò a dismisura l’utilizzo dei social e soprattutto delle challenge di Tik Tok, ma il desiderio di creare sfide sempre più originali ha prodotto la diffusione di vere e proprie black challenge.
Tra le sfide più pericolose, che possono mettere a repentaglio la vita dei partecipanti, troviamo:
- Fire challenge: consiste nel dar fuoco a degli oggetti e poi giocare con le fiamme, con pericolo di ustioni e di incendi;
- Blackout challenge: detta del respiro sospeso, si trattiene il respiro il più a lungo possibile, con conseguenze di danni ai polmoni e cerebrali;
- Silhouette challenge: questa sfida appare innocua ma può violare la privacy della persona che la utilizza, si caratterizza dal filmarsi con un filtro del contenuto denominato “snapchat” che produce l’effetto controluce delineando le forme del corpo, ma il filtro può essere rimosso svelando l’identità dell’utente che ne fa uso;
- Coronavirus challenge: lo sfidato deve leccare delle parti poco pulite, come i servizi igienici pubblici o i corrimani dei mezzi di trasporto pubblico, il risultato sarebbe di dimostrare l’inesistenza del coronavirus ma riportando pericolose infezioni con conseguenti danni al fegato;
- Benadryl challenge: è la più pericolosa, che consiste nell’ingerire il più alto numero di capsule di questo farmaco da banco, con conseguente lavanda gastrica, che non eseguita nei giusti tempi, non arriva a salvare lo sfidante.
Un trend non ancora superato tra i giovani della generazione Z, assetati di fama e visibilità, sempre pronti a nuove e pericolose sfide.
In questo periodo si stanno diffondendo due nuove challenge di Tik tok, la prima è denominata “Boiler summer cup” diffusa in discoteca, dove lo scopo della sfida è di adescare una ragazza in sovrappeso, invitarla a ballare e postare i video sui social network, sfidando un amico a trovare una ragazza con peso superiore alla prima. Un concentrato di body shaming, bullismo e misoginia, basta digitare l’hashtag di questa challenge che subito appare il numero di persone che ha utilizzato questa pratica e il regolamento punt, in base al peso e bonus se la ragazza emana odore non gradevole.
La seconda black challenge in voga è la “Cicatrice Francese” idealizzata e diffusa in Francia, presente anche in Italia, che consiste nel pizzicarsi ripetutamente lo zigomo, fino alla comparsa dell’ematoma. Si presenta come se il soggetto ha subito degli atti di bullismo ma in realtà sono dei veri e propri atti di autolesionismo, allo scopo di dimostrare resistenza al dolore e forza mentale, con il risultato di segni permanenti nel viso. I casi più estremi dimostrano che i soggetti per procurarsi ferite più evidenti utilizzano armi da taglio o ricorrono al bruciarsi con la sigaretta.
Tik Tok anche se utilizzato come canale espressivo – creativo, risponde ai bisogni adolescenziali quali riconoscimento, accettazione e approvazione sociale.
La nostra legislazione ha fornito all’art. 603 del c.p., la disciplina del reato di plagio, dichiarato incostituzionale nella Sentenza n. 96 del 1981 della Corte Costituzionale, per l’impossibilità di determinare con certezza lo stato di plagio psicologico. Successivamente durante la XIV Legislatura fu approvato un disegno di legge, che prevedeva di introdurre l’art. 613-bis “Manipolazione mentale” nel codice penale, ma l’iter fu bloccato perché andava in contrasto con l’esecuzione della libertà religiosa. Solo dopo il caso del “Blue Whale”, la Cassazione Penale Sez. V con sentenza n. 57503 del 22 dicembre 2017, dichiarò la configurabilità del reato di adescamento di minore, dell’ex art. 609-undecies c.p..
Al fine di prevenire il diffondersi di queste tendenze nel 2014 fu idealizzato il “Parental Control”, un sistema che permette ad un genitore, di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività, insieme al costante monitoraggio della rete da parte della Polizia Postale, integrata a campagne di sensibilizzazione verso i giovani, verso le famiglie e le istituzioni scolastiche.
Impariamo a non giudicare le azioni svolte nei social e privare l’uso della tecnologia, ma cerchiamo di avere più consapevolezza ed una adeguata educazione digitale, così da poter tempestivamente intervenire, al corretto utilizzo di questi strumenti e riuscire a dimostrare l’interesse e il sostegno, tanto ricercato dai giovani.
References:
https://www.money.it/challenge-di-tiktok-cosa-sono-come-funzionano-e-chi-le-inventa
https://www.tag24.it/339367-challenge-pericolose/
https://www.centronexia.it/post/tik-tok-e-gli-effetti-sul-cervello-degli-adolescenti
https://criminologiaicis.it/assemblea-dei-professionisti-aicis-in-cantiere-nuovi-progetti
https://criminologiaicis.it/flight-safety-la-sicurezza-del-volo/
https://criminologiaicis.it/gli-aspetti-psicologici-e-giuridici-della-truffa/
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L’AUTRICE
Rosaria Vittadini, Presidente AICIS per la Regione Sicilia, Criminologa Qualificata ed Esperta in Scienze dell’Investigazione. Responsabile Comunicazione per AICIS.
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