di Fabrizio Rappini*
Purtroppo, non passa giorno che non si assista a un femminicidio o a una violenza sulle donne.
Si sprecano i commenti su come porvi rimedio. Leggo sempre con il massimo interesse quello che dicono gli esperti. In pratica che bisogna agire sul maltrattante con percorsi specifici e sulla necessità di lavorare per cambiare una cultura vecchia che vede la donna sempre come un oggetto. Non sono un esperto, perché non ho studi specifici di psicologia, sono però un Giornalista e, soprattutto, un Criminologo, che ama osservare e analizzare quanto succede.
Ed è per questo che da tempo sostengo la necessità di agire sul maltrattante in modo serio e non a parole. In modo serio significa che lo si deve OBBLIGARE a sostenere percorsi per capire le gravità degli atti che compie, fargli acquisire consapevolezza.
E, questo, fino a quando non avrà capito i propri errori. Fino ad allora non lo si dovrebbe lasciare libero di girare per strada come nulla fosse.
Libero di andare a colpire la vittima che è tale solo per l’opinione pubblica, mentre per lui, è solo la “causa dei suoi guai”. Ecco, il pericolo sta proprio in questa fissazione del maltrattante di colpire e farla pagare prima o poi alla “causa dei suoi guai”.
Ma, la consapevolezza deve essere acquista anche da quei magistrati che spesso non interpretano la gravità di certi atti e permettono al maltrattante di essere libero di compierne altri.
Faccio qualche esempio banale che, in realtà, sono domande.
Si può chiedere l’archiviazione per una denuncia di stalking (50 telefonate e messaggi) solo perché la vittima, per terrore, ha risposto?
Si può non intervenire su un maltrattante che minaccia dicendo: “invece di due cazzotti era meglio se ti davo due coltellate”?
Si può non intervenire su un maltrattante che dice: “ammazzati così mi togli dai guai”?
Si può non dar seguito a una denuncia dove il maltrattante dice: “ti taglio le mani scrittore di merda”?
Evidentemente, se questo è successo/succede, si può. Ecco, anche questo deve finire.
Deve finire perché altrimenti ci troveremo sempre di fronte a donne ammazzate e a dire, quando ormai è troppo tardi “si poteva evitare se solo….”
E’ possibile? Io dico di sì, se in tutti, cittadini, magistrati, tutori dell’ordine, istituzioni c’è la consapevolezza che è ora di fare veramente qualcosa. Compreso il non essere sempre e per forza garantisti, senza per forza essere forcaioli, con il maltrattante.
Viviamo, per fortuna, in un Paese civile e democratico e, proprio perché Paese civile e democratico è possibile fare qualcosa per tutelare veramente, e non solo a parole, le troppe vittime di violenza.
Dello stesso autore:
Sullo stesso tema:
https://criminologiaicis.it/si-va-verso-la-normalizzazione-del-crimine-nella-societa-liquida/
________________________________
L’AUTORE
Fabrizio Rappini, è un giornalista professionista. Criminologo AICIS qualificato secondo la legge n. 4/2013.
Riproduzione riservata ©
AICIS