di Roberto Colasanti *
Un recente fatto di cronaca nera verificatosi nei quartieri Centocelle e Casal Monastero di Roma ha richiamato l’attenzione dei criminologi dell’A.I.C.I.S. facenti parte dell’osservatorio sulla sicurezza urbana. L’evento criminoso per modalità e tipologia delittuosa appare di indubbia gravità per la ferocia e il disprezzo mostrato dai due autori minorenni nei confronti delle vittime.
I motivi per cui un fatto di cronaca di tale rilevanza per la sicurezza degli abitanti della capitale d’Italia, sia stato scarsamente trattato dai principali organi di informazione, non può trovare giustificazione neanche con la concomitante emergenza bellica dell’Ucraina e meritano un approfondimento a parte.
Da quanto reso noto dalla Polizia di Stato che ha proceduto ad arrestare gli autori delle condotte criminali, la vicenda risale alla notte di domenica 20 marzo u.s., quando in una via del quartiere di Roma Centocelle, un ragazzo diciassettenne a conclusione di una serata con gli amici, nell’apprestarsi a riprendere la propria mini car è stato avvicinato, da due coetanei di origini tunisine che sotto la minaccia di un coltello, dapprima si sono fatti consegnare i pochi soldi custoditi nel portafoglio e subito dopo, l’hanno costretto a subire un rapporto sessuale. Non paghi di quanto fatto, i due sempre sotto la minaccia del coltello l’hanno obbligato a recarsi presso la propria abitazione ubicata in Roma in località Casal Monastero ove hanno trovato la madre cinquantenne del ragazzo, la quale a sua volta è stata violentata da uno dei due minorenni tunisini, mentre l’altro s’impossessava di poche centinaia di euro rinvenuti nell’abitazione. I due tunisini minorenni inebriati dal dominio assoluto esercitato sulle loro vittime chiedevano e ottenevano che gli venisse preparato da mangiare un toast. Al termine delle violenze i due criminali si allontanavano dall’abitazione a bordo della mini car unitamente alla giovane vittima che veniva trattenuta in ostaggio sino all’intervento della Polizia che li bloccava in una strada del quartiere di Roma Garbatella.
Successivamente si è potuto apprendere che:
– gli autori dei crimini erano alloggiati presso una struttura facente parte del Sistema di accoglienza e integrazione che ospita i minorenni stranieri non accompagnati in quanto entrambi i tunisini erano sbarcati clandestinamente in Italia, circa un paio di anni orsono;
– l’immediata denuncia delle vittime delle violenze aveva consentito alla Polizia di Stato di rintracciare gli autori degli efferati crimini ed assicurarli alla giustizia.
Pur non potendo disporre al momento di maggiori elementi conoscitivi, si possono con riserva di ulteriori approfondimenti, sviluppare delle preliminari considerazioni a carattere storico-socio-criminale.
Similari fatti di cronaca con rapina, sequestro di persona e stupro in abitazione sono avvenuti a Roma negli anni ‘70 e ’80, si trattava di un gruppo criminale organizzato denominato “La banda dell’Arancia Meccanica” dal titolo dell’omonimo film di Stanley Kubrick, terrorizzò gli abitanti più facoltosi della cosiddetta “Roma bene”, portando a segno centinaia di rapine in abitazione spesso iniziate con il sequestro in strada del capo famiglia e caratterizzate
da pestaggi, violenze, distruzione degli arredi delle case delle vittime e diverse accuse di stupro. Il capo della banda era Agostino Panetta, un ex poliziotto, spalleggiato da Giuseppe Leoncavallo e Maurizio Verbena, tutti e tre provenivano dalle borgate della capitale. Le rapine avvenivano sempre nei quartieri della “Roma bene”, forse perché la banda sapeva di rimediare sempre qualcosa in questi casi. Le modalità erano sempre le stesse: individuazione di un passante, inseguimento, botte e minacce in un luogo isolato dove nessuno possa sentire le invocazioni di aiuto. Entrati nelle abitazioni i membri della banda dell’Arancia meccanica, non si limitavano a rubare soldi, gioielli e poi andarsene, ma si trattenevano per tutta la notte, comportandosi da padroni assoluti, mangiando e compiendo ogni nefandezza, picchiando e terrorizzando le vittime, devastando le loro case ed in molti casi, stando alle accuse formulate da molte donne di violenza sessuale.
Tra le loro vittime, ci furono anche personaggi del mondo dello spettacolo quali: il cantante Peppino Di Capri e l’attore Fabio Testi che fu sequestrato unitamente alla moglie che era in stato di gravidanza avanzato.
Dovendo fare una comparazione tra i fatti criminali sopra descritti, analoghi in tanti aspetti del modus operandi, colpiscono però alcune differenze che fanno sorgere a seguito dell’analisi dell’ultimo evento criminoso, preoccupazioni di gran lunga superiori a quelle degli anni della banda dell’arancia meccanica.
Se Panetta e sodali sono stati i protagonisti di una forma distorta e patologica di rivalsa di una frangia di emarginati sociali delle borgate romane andando a colpire i residenti dei quartieri esclusivi della capitale e che per una notte, nonostante ricchezza, posizione sociale ed in alcuni casi notorietà, venivano soggiogati dall’inaudita violenza sprigionata nei loro confronti e dal piacere derivante dal constatare il dominio completo esercitato su di esse, nel caso dei giorni nostri chiunque avrebbe potuto trovarsi ad essere vittima dei due minorenni in fuga dalla propria terra d’origine ed arrivati in clandestinità in Italia.
Infatti per i due minorenni tunisini ospitati in una casa famiglia in attesa del raggiungimento della maggiore età e la conclusione del programma di integrazione sociale sul territorio italiano e quindi su quello dell’Unione Europea, è stata sufficiente la vista di un giovane coetaneo munito di una mini car per far scattare, quel malato senso di rivalsa personale e sociale che li ha spinti ad andare oltre alla volontà predatoria di impossessarsi dei beni dell’altro, sottoponendolo alle più atroci umiliazioni, estese senza alcun timore al domicilio di quest’ultimo, ove le violenze sono state perpetrate anche in danno della mamma.
Si consideri che i quartieri di Centocelle e Casal Monastero non rientrano nella cerchia della cd “Roma bene” ma sono abitati e frequentati prevalentemente da gente comune con ordinarie possibilità economiche, ma questi due giovani criminali erano alla ricerca di una facile preda come deve essergli apparso quella notte il giovane diciassettenne che da solo si apprestava a riprendere la propria mini car.
Le violenze sessuali nei confronti delle vittime delle rapine praticate sia dai componenti della banda dell’arancia meccanica sia dai due minorenni tunisini, denotano un elevato livello di pericolosità sociale, poiché appaiono configurarsi quali azioni delittuose premeditate piuttosto che atti estemporanei non pianificati aventi la finalità di creare nelle vittime una condizione psicologica per cui preferiscono rimuovere l’accaduto dalla propria memoria e non denunciarlo, per evitare di rivelare l’abuso sessuale e doverlo rivivere in tutte le fasi delle indagini e del processo.
Per i due minorenni provenienti dalla Tunisia è bene rammentare che nel loro paese d’origine solo nel 2017 è stata abrogata la norma che prevedeva l’impunità per l’autore dello stupro di una donna, in caso di matrimonio riparatore e che nel 2020 come riportato dall’ANSA, le denunce riguardanti casi di tratta di esseri umani hanno avuto un incremento del 150% rispetto al 2019 e di questi, quasi la metà sono rappresentati da casi di stupro su minori.
E’ ragionevole ipotizzare che le precarie condizioni di vita dei minori in Tunisia, siano da annoverare tra i motivi della fuga verso il continente europeo dei due violentatori tunisini che potrebbero a loro volta essere state vittime di abusi sessuali che hanno scatenato in loro la perversa trasformazione da vittima a carnefice.
Pertanto fornire un’ampia ed approfondita informazione sulla vicenda criminale in questione, può contribuire ad impedire che analoghi fatti possano ripetersi, perché di minorenni e di neo maggiorenni nelle condizioni dei due tunisini arrestati, a Roma ed in altre città della penisola, ve ne sono in abbondanza nei centri di accoglienza e nelle varie strutture destinati ad ospitarli e quindi la vera questione appare piuttosto quella di riuscire ad esercitare un efficace controllo nei loro confronti.
L’ultimo rapporto annuale dell’anno 2020 relativo al Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati/Sistema di accoglienza e integrazione pubblicato nel maggio 2021 dal Ministero dell’Interno e dall’ANCI, nel relazionare in maniera puntuale e particolareggiata sui progetti, i comuni interessati, le nazionalità dei beneficiari, le figure professionali coinvolte e le azioni ed i programmi adottati, onde agevolare l’inclusione sociale, nulla dice in merito alle cautele elaborate dai comuni e dagli Enti preposti alla gestione delle suddette categorie di ospiti, per evitare che gli stessi possano incidere così negativamente sulla sicurezza delle nostre città. In sintesi non v’è traccia di alcuna predisposizione tesa a prevenire il rischio criminale scaturente dalla presenza di soggetti di varia provenienza e cultura, di cui si ignora peraltro l’esistenza di precedenti penali più o meno indicativi sulla propensione a delinquere.
I due giovani tunisini non avrebbero dovuto trovarsi all’esterno della struttura che li ospita a quell’ora della notte e invece così non è stato e la vittima dei loro turpi crimini poteva essere chiunque si fosse trovato disgraziatamente a passare da solo in quel luogo o in un’altra località battuta dai suddetti.
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* Roberto Colasanti, criminologo iscritto all’AICIS, colonnello carabinieri ris. cong., consulente dello studio legale Colasanti di Roma, laureato in giurisprudenza, scienze economiche e scienze della sicurezza.
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