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La rete può essere pericolosa, soprattutto per i più giovani. Perciò, in considerazione della sempre più precoce età di utilizzo dei social è necessario non sottovalutare i potenziali rischi. Innanzitutto, perché ciò che si scrive e le immagini che si pubblicano sui social network hanno quasi sempre un impatto a breve ed a lungo termine sulla vita reale quotidiana e nei rapporti con le persone con le quali si interagisce ogni giorno. Ma quel che è peggio, c’è la possibilità di cadere in delle trappole della rete.
IL CASO DEL GIORNO:
Il caso del giorno riguarda una ragazzina ravennate di 14 anni che, secondo gli investigatori è stata spinta al suicidio da un video di youtube nel quale si è imbattuta in rete. L’effetto è tato che la ragazza ha effettivamente tentato di togliersi la vita con modalità piuttosto cruente. Per fortuna ora è fuori pericolo, salvo che le condizioni psicologiche che l’hanno spinta a mettere in pratica le “istruzioni” del video dovranno essere valutate dagli specialisti.
A postare il video uno youtuber vicentino che, individuato dalla polizia postale, si è difeso sostenendo che si trattava solo di un esercizio ironico e scherzoso sul modo più efficace di impiccarsi. Insomma, quello che nel diritto contrattuale viene definito un atto “ioci causa” ovvero “fatto per scherzo”. Lo youtuber e la ragazzina non si conoscevano per cui è più difficile ipotizzare il reato di istigazione al suicidio. Manca una qualsiasi relazione tra la vittima e l’offender, salvo che il contatto indiretto prodotto dal filmato non sia considerato valido a sostenere l’accusa per il reato di cui all’art. 580 c.p. Ma a prescindere dalle questioni giurisprudenziali, resta la pericolosità di certi contenuti del web.
ALTRI CASI:
Nel presente passato si sono registrati casi di prove di resistenza lanciate da tik-tok che hanno causato la morte di una bambina siciliana di 10 anni. Due giovani fidanzatini romani si sono suicidati, a distanza di tempo l’uno dall’altra, in una camera d’albergo dopo avere aderito ad un sito nel dark web dedito a diffondere l’idea del suicidio e le relative più sicure modalità attuative. Di recente un ventiquattrenne irretito da un uomo che si era fatto passare per una avvenente ragazza, dopo essersi innamorato di quella figura virtuale, si è tolto la vita dopo averne scoperto l’inesistenza.
Nel 2014, negli Stati Uniti, due dodicenni Anissa Weier e Morgan Geyser uccisero con 19 coltellate una loro coetanea con l’intento di diventare proxy (cioè persone che agiscono sotto il controllo di un personaggio fittizio) di Slender Man, tra i protagonisti dei racconti di ceepypaste.
IL FENOMENO WEB NELL’UTILIZZO DEI MINORI
Una indagine statistica commissionata dal “JOURNAL OF SOCIAL AND CLINICAL PSYCHOLOGY” ha messo in rilievo seguenti dati sull’utilizzo del web da parte dei minori con i seguenti risultati:
Tra i 7 ai 11 anni:
33% comunica tramite chat con i propri amici
24% partecipa a giochi di ruolo sul web
56% videogiochi
49% scarica musica, video e film
22% legge blog
45% cerca materiale per lo studio
78% guarda abitualmente video su Youtube
Dai 12 ai 19 anni:
13,2 % ha diffuso false notizie sui coetanei
11% stato minacciato infastidito
Le persone minacciate o infastidite sono il 7,7% e dichiarano che:
45% non ha risposto;
13% ha evitato la chat;
39 ha invitato a non disturbare;
3% ha chiesto aiuto ad un adulto
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