Non è tanto per quello che ha detto su cosa sarebbe successo prima a Sabrina Beccalli, l’amico 45enne arrestato con l’accusa di averla uccisa; ad essere poco credibile è quello che ha detto su cosa lui avrebbe fatto dopo. Nell’interrogatorio di garanzia avrebbe ammesso di avere bruciato la macchina con all’interno il corpo della povera donna, ma secondo la sua versione Sabrina era morta in seguito a un malore dovuto ad assunzione di droga, mentre i due erano insieme. Insomma, davanti al GIP l’uomo avrebbe sostenuto di essersi spaventato e di aver deciso di appiccare l’incendio per distruggere le prove dopo un malore della 39enne dovuto all’assunzione di droga.
Gli si può credere?
Vero è che l’uomo ha precedenti per spaccio di droga, oltre che per rapina e molestie, ma secondo i riscontri dei carabinieri Sabrina in quell’auto non c’era. All’interno dell’abitacolo, invece, è stata trovata la carcassa carbonizzata di un cane. A questo punto la difesa diventa molto debole, se non un tentativo estremo di dipingere uno scenario inesistente (e paradossale). Secondo l’uomo, quella carcassa non era di un animale ma di Sabrina: ipotesi facilmente smentita non solo chi ha ritrovato l’auto, ma anche due veterinari che hanno certificato che si tratta di un cane.
AICIS