di Vincenza Marrari*

Due fenomeni che oggi rappresentano, entrambi, una grave minaccia per l’intera umanità: la Jihad e la ‘Ndrangheta. I tragici eventi dell’11 settembre 2001, hanno fortemente aumentato lo stato d’incertezza della nuova società, sempre più globalizzata ed allo stesso tempo sempre più inquieta davanti a minacce percepite terrificanti, come quelle legate al terrorismo islamico o nel caso, tutto calabrese, quelle legate alle organizzazioni criminali, come la Mafia siciliana che, all’epoca di Salvatore Riina e delle Stragi di Stato, catturò l’attenzione del Mondo intero, mentre la ‘Ndrangheta agiva a testa bassa diventando così, la mafia più ricca e potente al Mondo. Sono passati oltre 21 anni da quando 19 terroristi seminarono morte e terrore nel cuore di New York, ad oggi sono molte le domande, i dubbi su questa vicenda. Come, sono molte le inchieste, gli arresti che conducono alla cattura di criminali pericolosissimi e spietati, che sono riusciti a penetrare in tutti i settori della società moderna.

 Siamo di fronte a problemi che riguardano la sicurezza di tutti. Tuttavia, le Nazioni si sono accorte e hanno deciso di debellare questo male attraverso delle strategie e grazie all’ausilio di “Corpi Speciali”, uomini e donne delle nostre forze dell’ordine, specializzati in moltissimi settori che agiscono tempestivamente nelle situazioni più difficili, nei territori più pericolosi ed impervi.

Il potere della ndrangheta inizia a crescere smisuratamente nel 1993 mentre tutta l’Italia è concentrata sull’arresto di Totò Riina. Una realtà cresciuta sotto traccia, lontana dal clamore mediatico. In quei mesi la Ndrangheta mette a punto una strategia che la farà diventare, nel giro di pochi anni, la più potente holding del crimine del Mondo. Pervasiva, globalizzata, dotata di una ricchezza smisurata, oggi la mafia calabrese detiene il mercato della cocaina e fa affari con tutti: muove fiumi di denaro, s’infiltra nell’economie legali e ogni giorno, stringe affari con persone influenti nella società che conta. Un ruolo di primissimo piano è rivestito dal traffico di stupefacenti. La Calabria resta il centro propulsore delle strategie ‘ndranghetiste in questa attività illegale, che vede le cosche dei mandamenti tirrenico e ionico di Reggio Calabria e quelle di Vibo Valentia esercitare una vera e propria egemonia nel mercato mondiale della cocaina. La ‘ndrangheta è considerata dai narcos un partner affidabile e solvibile e queste caratteristiche ne hanno favorito la globalizzazione, agevolata dalla diffusa presenza di ‘ndrine in tutto il Mondo.

Il traffico internazionale di stupefacenti si avvale di solidi contatti oltre oceano, negli Stati Uniti e in Canada anche in partnership con esponenti di cosa nostra; e soprattutto in Europa, dalla Germania al Belgio, dall’olanda alla Spagna, queste ultime, da sempre, sponde accoglienti di molti latitanti calabresi. Dalla Calabria si è espansa in tutta Italia, poi in Germania, Svizzera, Belgio, Spagna, Regno Unito, con basi in Canada, Australia, Argentina, Brasile. Più di 50miliardi di euro di fatturato annuo, quarta “azienda” Italiana per volume di affari. In particolare il sud America con il mercato della cocaina: la droga che proprio in quegli anni ha invaso il mercato europeo. Con i proventi dei sequestri di persona, compiuti negli anni precedenti al 1993, la ndrangheta manda una decina di broker della droga in Colombia, Bolivia, Perù per comprare la cocaina al prezzo più basso. Riesce ad importare la sostanza in Europa perché, come è stato precedentemente detto, l’attenzione mediatica è sulla Sicilia, cosa Nostra e le stragi di Stato. Per cui lo Stato è costretto a reagire mandando uomini e mezzi in Sicilia, sottovalutando la pericolosità di quest’altra organizzazione criminale e quindi la ndrangheta comincia a fare arrivare tonnellate di cocaina, fino ad arrivare a controllare l’80% del mercato in tutta Europa.

La ndrangheta riesce a comprare 1 kg di cocaina al 99% pura anche a 1000 euro, un prezzo bassissimo. La importa in Europa per poi rivenderla ad altre organizzazioni, anche a grossisti, anche a 35.000 euro al chilo. Una mafia globalizzata che ha anticipato l’internalizzazione dei mercati mettendo radici in tutto il Mondo. Una mafia che ha stretto rapporti un po’ con tutte le maggiori organizzazioni criminali. L’area di produzione della cocaina è concentrata sull’area settentrionale del Sud America: Colombia, Bolivia, Perù. Da qui la droga è fatta transitare in Brasile, Venezuela, Argentina e nei paesi dell’area caraibica, in attesa di raggiungere i principali mercati degli Stati Uniti e dell’Europa. L’80% della droga destinata al mercato europeo, viaggia via mare passando per i porti dell’africa, Rotterdam, Anversa e Gioia Tauro. In vista dell’introduzione delle nuove più veloci navi da carico e con i nuovi, previsti, accordi internazionali sui commerci marittimi potrebbe aumentare ulteriormente la quantità del traffico di cocaina che transita sul porto di Gioia Tauro, di cui gli alti fondali permettono l’approdo anche a delle navi molto grandi. Il porto di Gioia Tauro è il principale punto di accesso per il traffico di cocaina nel mediterraneo. Ed ogni anno vengono controllati 2,8 milioni di container.

Ma perché la ‘ndrangheta ha a che fare con Al Qaeda? “non si muove foglia che la ‘ndrangheta non voglia”. Nella prima relazione annuale sulla ‘ndrangheta approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare Antimafia si legge che: “alla maniera di al Qaeda, con un’analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica, di una vitalità che è quella delle neoplasie, e munita di una ragione sociale di enorme, temibile affidabilità.”- e ancora – “è oggi la più robusta e radicata organizzazione, diffusa nell’intera Calabria e ramificata in tutte le regioni del Centro-Nord, in Europa e in altri Paesi stranieri cruciali per le rotte del narcotraffico […] il contagio delle ‘ndrine va da Rosarno all’Australia, da San Luca a Duisburg (il riferimento è alla strage di Ferragosto 2006 in Germania). Molecole criminali che schizzano, si diffondono e si riproducono nel mondo. Una mafia liquida che si infila dappertutto, riproducendo, in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata, il medesimo antico, elementare ed efficace modello organizzativo. Alla maniera delle grandi catene di fast-food, offre in tutto il mondo, l’identico, riconoscibile, affidabile marchio e lo stesso prodotto criminale. Già dal non lontanissimo 2008 dunque, si sospettava la possibilità che una struttura tentacolare come quella della ndrangheta, si potesse avvicinare alla struttura di Al Qaeda, che proprio in quegli anni intensificava il suo “potere”.

Non sono mancate nel corso del tempo, a conferma di quanto scritto e letto da Francesco Forgione l’allora presidente della Commissione parlamentare Antimafia, di quanto queste due organizzazioni criminali, ritenute pericolose in tutto il mondo, siano simili. Il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Francesco Forgione, il 20 febbraio 2008, rende noto che, queste similitudini possano creare un’altra nuova minaccia: l’intreccio, l’interconnessione, tra la ndrangheta e l’ISIS oltre al fatto della “somiglianza”, per certi versi di natura religiosa. Infatti, ISIS e Ndrangheta fanno riferimento, in senso di fede, a delle figure religiose e nel nome di queste Entità, di questi Santi, di Allah, o San Michele Arcangelo compiono riti di affiliazione ed anche i più meschini e miserabili atti umani come uccidere e infondere paura e terrore. La ndrangheta conosce mille modi di uccidere. Mettendo da parte i sequestri di persona e le carneficine che ci sono state nella provincia di Reggio Calabria durante le due guerre di mafia (con oltre 800 morti), è importantissimo ricordare che la ndrangheta domina il commercio e il traffico di armi e droghe: è proprio da questo punto può nascere un intreccio che in qualche modo va a finire in quei paesi del Medio Oriente, dove esistono veri e propri teatri di guerra. Molto spesso si è sentito discutere, e tramite prove certe, che i combattenti della Jihad non svolgono il lavoro “sporco” così a mente lucida ma, piuttosto, assumendo droghe, sostanze eccitanti oppure sostanze che gli impediscono di sentire dolore. La ndrangheta domina i porti Italiani, oltre quello di Gioia Tauro. Investigazioni passate, hanno dimostrato che i boss della ndrangheta hanno la gestione anche di altri porti, anche quello di Genova, dove ci sono stati anche dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dove sono avvenuti sequestri, non indifferenti, di Tramadolo “droga del combattente”.

E dunque, non è difficile e nemmeno impossibile, scovare correlazioni tra queste due organizzazioni criminali. Lo scambio di grossi carichi di droga serve per far girare l’economia: alla ndrangheta servono soldi per comprare tutto quello che esiste, all’ISIS ad Al Qaeda invece, la droga (nel caso dei sequestri al porto di Genova e Goia Tauro. Il Tramadolo) serve per finanziare la Base stessa e i gruppi affiliati o anche le singole cellule. Dunque, se arriva qualcosa al porto di Gioia, dove comandano le cosche di Gioia Tauro e di Rosarno, è sicuramente certo che la mafia calabrese ci guadagna. Non esiste niente che possa entrare al porto di Gioia Tauro se non ci guadagnano le famiglie che lo comandano. Quindi è evidente che qualcosa di veramente macabro esiste. Gli ndranghetisti fanno affari con tutti, e soprattutto non si preoccuperanno mai di chi hanno di fronte, nemmeno se si tratta di una organizzazione terroristica come l’ISIS. E’ dunque necessaria una conoscenza approfondita delle cause e dei canali della radicalizzazione, in modo da poter applicare un’adeguata prevenzione e conseguente repressione.

C’è bisogno di una task force realizzata da servizi democraticamente controllati ed è necessario che gli operatori siano messi nella condizione di essere altamente formati e di poter operare con strumenti adeguati. Servizi in grado di essere all’altezza di comprendere quali sono i rischi che corrono. Nel nostro Paese i combattenti dell’ISIS sono legati alle organizzazioni criminali per tenere saldo il sodalizio basato su un business milionario, anche se si parla solo di attentati in nome di Allah. Le mafie permettono alle cellule terroristiche di raggiungere il nostro Paese, ma a testa bassa per non destare sospetti e per evitare che si possa arrestare il giro milionario di affari basato soprattutto sul traffico di armi e droga.

 

 REFERENCES:

  • Cruickshank-M. Hage Ali, Abu Musab Al Suri: Architect of the New Al Qaeda, in “Studies in Conflict & Terrorism, 2007
  • Anna Sergi, Anita Lavorgna, ‘Ndrangheta. The local dimensions of the most powerful Italian mafia, Palgrave Macmillan, Basingstoke, 2016
  • Tratto da alcune delle più significative operazioni condotte negli ultimi anni dalle procure di Reggio Calabria e Catanzaro: “Puerto Liberado”, “Porto Franco”, “Ulivo 99”, “Km 24”, “Columbus”, “Columbus2”, “Santa FÈ”, Terramara-Closed, “Due Mari”, “Buena Ventura”, “Acero”, “Siderno-Connection”, “Overing”, “Overloading” e “Stammer”
  • Discorso del presidente della Commissione parlamentare Antimafia Francesco Forgione, 20 febbraio 2008
  • Raffa RB, Friderichs E, Reimann W, et al. Opioid and nonopioid components independently contribute to the mechanism of action of tramadol, an “atypical” opioid analgesic. Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics. 1992;260
  • Comunicato stampa ufficio delle dogane di Genova 1, 8 maggio 2017 e comunicato stampa ufficio delle dogane di Gioia Tauro, 3 novembre 2017

 

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L’AUTORE

Vincenza Marrari, dottoressa in “Criminologia per l’investigazione e la Sicurezza Pubblica” presso “l’Università Internazionale di Scienze della Sicurezza e della Difesa Sociale”. Consigliere nel Comune di San Lorenzo (RC) e docente di “Laboratori di scienze e tecnologie informatiche”. 

 

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