di Fabrizio Rappini

Una 25enne di Cesena è riuscita a sconfiggere la burocrazia e il Ministero dell’Interno davanti al Tar. La sentenza della sezione 5 bis del Tar del Lazio ha reso finalmente giustizia a una ragazza che aveva chiesto la cittadinanza italiana.

LA STORIA

La ragazza arriva in Italia nel 1998 quando ha appena due anni. Con la famiglia raggiunge il padre che è un noto imprenditore edile. Quando sta per diventare maggiorenne, siamo nel 2015, chiede la cittadinanza italiana. In pratica la cittadinanza del Paese dove è cresciuta. Dove studia e dove continua a vivere.

IL NO DEL MINISTERO

Gli viene però negata. Non per motivi che la riguardano personalmente, ma per un provvedimento per reati fiscali che riguarda il padre che, nel 1996 risultava condannato per ricettazione in una vicenda legata a un passaporto che era stato ritenuto fasullo. Tutto questo nonostante all’epoca fosse una bambina.

LA MOTIVAZIONE

Per il Ministero “il nucleo familiare in cui gravita (ed in cui c’è il padre) non propende a che lei possa vivere in un contesto congruo. La cittadinanza italiana non è un diritto, se richiesta, ma un beneficio”.

Il Ministero aveva quindi ritenuto preponderante il vissuto giudiziario del padre rispetto alla richiesta di cittadinanza di una giovane che si è poi laureata col massimo dei voti in Scienze Politiche Internazionali, oltre all’accesso a un master di assoluto prestigio.

IL RICORSO

Quattro anni fa la giovane decide di presentare ricorso. Forte anche  dei placet ce aveva ricevuto dalla Prefettura e dalla Questura, ma che invece erano stati “nascosti” dal Ministero. Ma non solo. Per quanto riguarda poi le vicende del padre, lo stesso nel corso degli anni era stato assolto dalle accuse che lo avevano portato in un’aula di giustizia.

CONCLUSIONI

Le conclusioni si possono riassumere in questo modo, come riportato dal quotidiano Corriere Romagna, che ha portato alla ribalta la paradossale vicenda.

“Ha vissuto in Italia la quasi totalità della sua vita. Ora che di anni ne ha 25 è laureata alla Bocconi ed ha anche un master concluso alla Luiss Business School. Malgrado questo il ministero dell’Interno gli negava la cittadinanza. Che ora gli è stata riconosciuta d’imperio dal Tar del Lazio dopo anni di battaglia giudiziaria”.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma le colpe dei padri non dovrebbero mai ricadere sui figli.

L’AUTORE

Fabrizio Rappini, è un giornalista professionista. Criminologo AICIS qualificato secondo la legge n. 4/2013.