(AICIS) Uno si chiama Santino (Di Matteo) anche se santo nella vita non lo è mai stato. L’altro si chiama Giovanni (Brusca) e di lui basta il soprannome – “scannacristiani” – che già abbiamo detto tutto. Entrambi hanno deciso di collaborare con la giustizia. Santino però ha avuto il torto di averlo fatto per primo e, per questo, Giovanni Brusca ha fatto uccidere con modalità agghiaccianti suo figlio dodicenne, Giuseppe Di Matteo, per poi addivenire – una volta braccato dallo Stato – ad una analoga scelta di “pentimento”.
E’ successo 25 anni fa. Il piccolo fu prelevato con l’inganno da un maneggio da finti agenti della DIA e rinchiuso in un buco per 779 giorni, prima di essere strangolato e sciolto nell’acido. Il sotterraneo, in una vecchia casa di campagna a San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo, era stato costruito apposta dal boss Giovanni Brusca. Un lettino arrugginito, nessuna finestra, nessuna porta. Niente luce. Il piccolo Giuseppe rimase al buio per 25 mesi. La prigione, ormai bene confiscato ai Brusca, è diventata il “Giardino della memoria” dove oggi, a 25 anni dal suo omicidio, è stata aperta al pubblico per la prima volta in ricordo del piccolo martire di mafia.
Due storie di pentiti: uno che per via della collaborazione ha perso un figlio in quel modo, l’altro, l’assassino, che per via della collaborazione tra poco tornerà in libertà. Libero dopo essersi autoaccusato di oltre 150 delitti, tra i quali quelli del giudice Falcone e del giudice istruttore Rocco Chinnici. Stiamo parlando di uno degli uomini più sanguinari della mafia siciliana, arrestato a maggio 1996 nel suo villino affacciato sul mare a Cannatello (Agrigento) da dove continuava a gestire traffici di droga ed estorsioni, forte di una copertura della mafia agrigentina.
Questa è la storia (o meglio la vicenda) di due mafiosi, Santino e Giovanni, stessa scelta di scendere a patti con lo Stato e di un bambino innocente la cui morte, a conti fatti, è terribile dirlo, ma per come sono andate a finire le cose è stata “gratuita”, o meglio, paradossale.
AICIS