La criminalità predatoria assedia le città e miete vittime soprattutto tra i commercianti e gli artigiani, ovvero nel più esteso tessuto produttivo ed economico delle realtà urbane.

E’ quanto emerge da una ricerca della CGIA di Mestre la cui rilevazione consente una doppia lettura dei dati: se da una parte quella che balza agli occhi è l’impennata del numero di casi (si parla di un furto ogni 9 minuti in Italia); dall’altra risalta il fatto che sempre di più le vittime nemmeno denunciano, causa una calo di fiducia nella capacità di reazione delle istituzioni preposte. Una sfiducia peraltro giustificata dai risultati, visto che a livello nazionale in quasi tre casi su quattro gli autori di questi furti, compiuti ai danni di negozi e botteghe, rimangono impuniti. Perciò, numeri così preoccupanti come quelli illustrati dalla CGIA, in realtà sono solo parziali poiché non contemplano tutti quei casi accaduti ma non denunciati.

Ovviamente c’è un forte impatto sul senso di insicurezza che si va diffondendo (basti dire che secondo i dati di Eurispes-2023 più di un cittadino su quattro [il 26,6%] giudica insicuro il luogo in cui abita), ma c’è anche un forte impatto sull’economia dal momento che tutto questo comporta perdite economiche attorno ai 3 miliardi di euro all’anno.

I NUMERI:

La CGIA ha analizzato i dati oggi disponibili, cioè quelli del 2021, riguardo alle denunce presentate alle forze di polizia riscontrando il numero di 56.782 denunce per furto in esercizi commerciali sul territorio nazionale, con un incremento del 10,8% rispetto al 2020 (c’è però da precisare che si tratta dell’anno più critico della crisi pandemica).

A conti fatti, gli operatori commerciali e artigianali nel 2021 hanno subito 156 furti al giorno, 6,5 ogni ora e 1 ogni 9 minuti. Nel 72,3 per cento dei casi – quasi 3 su 4 – gli autori del delitto non sono stati catturati dalle forze di polizia entro un anno dall’evento.

LA GEOGRAFIA DI FURTI E RAPINE:

Le situazioni più critiche si verificano al Nord: Torino con 155,5 furti denunciati ogni 100 mila abitanti, Firenze con 160,3, Imperia con 167,5, Rimini con 186,5, Bologna con 186,9 e Parma con 194,5. Maglia nera a livello nazionale è Milano (che ultimamente si sta segnalando anche per i reati contro la persona) con 222,8 furti ogni 100 mila abitanti. Non è da escludersi che questa maggiore incidenza al Nord sia frutto di una minore spinta a denunciare nel Sud del Paese. Se, invece, analizziamo il numero di furti avvenuti ogni 100 mila abitanti, Lombardia (138,8), Romagna (142,1) e Liguria (144,8) sono le regioni più “martoriate” dai rapinatori.

LE REGIONI DOVE I LADRI LA FANNO (PIU’) FRANCA:

Le regioni dove i malfattori la fanno franca maggiormente sono Umbria e Marche (entrambe nel 73,8% dei casi irrisolti), la Campania (79,8%) e il Lazio (81,3%).

LE AUTO-DIFESE DEI COMMERCIANTI:

Il rapporto della CGIA di Mestre prende in esame anche le contromisure alle quali i singoli commercianti sono costretti a ricorrere. Negli ultimi anni – si legge nella relazione – per difendersi dalle “razzie” dei malviventi c’è stato un boom di installazioni di saracinesche, inferriate e vetri antisfondamento. I negozi sono diventati dei “fortini” che, controllati 24 ore su 24 dai sistemi di videosorveglianza, hanno “arginato” queste intrusioni. Spesso, però, nei palazzi di pregio o negli edifici più recenti montare delle grate non è consentito. Va altresì segnalato che il numero di coloro che ricorrono ad una assicurazione è in calo. Il premio di una polizza contro i furti ha ormai dimensioni economiche proibitive, soprattutto per alcune tipologie merceologiche, quelle, ovviamente, di maggior pregio.

I BERSAGLI PREFERITI DAI MALFATTORI:

Da qualche anno sono sempre più colpiti i negozi di prodotti tecnologici (computer, cellulari, Tv, etc.), gli autoriparatori/concessionari auto-moto, i commercianti di bici di pregio (soprattutto elettriche), i supermercati/alimentari, i negozi di moda e abbigliamento sportivo e i negozi di cosmetici e profumi.

Un calo di attenzione dei malfattori invece sulle attività un tempo più a rischio come gli orafi e gioiellieri, i pellicciai, i tabaccai, i farmacisti e i benzinai. Le prime due per il valore economico dei loro prodotti, le altre per la disponibilità di contanti che hanno in cassa. Ora grazie ai pagamenti elettronici, alle telecamere di sorveglianza e alle casseforti a tempo, il rischio è però sceso, anche se tali esercizi rimangono ancora un obbiettivo sensibile per molte bande dedite ai furti.