In virtù del momento storico che stiamo vivendo, dalle gravi ripercussioni economiche e sociali, un fenomeno sicuramente da tenere sotto osservazione, nella sua componente locale e internazionale, è quello del riciclaggio di denaro sporco da parte delle organizzazioni criminali. Esso è un processo complesso per il quale si tende a nascondere le origini e le proprietà dei profitti illeciti, con una serie di tecniche e strategie volte a ripulire l’identità criminale dei proventi, attraverso fonti e circuiti finanziari apparentemente leciti. In altre parole, in un’ottica più generica, il denaro sporco verrebbe riciclato o pulito all’interno del circuito dell’economia legale, attraverso mezzi legittimi, facendolo sembrare esso stesso una risorsa lecita. Le organizzazioni criminali, dalle caratteristiche sempre più internazionali, sono con gli anni diventate sempre più competenti in tema di pulizia del denaro attraverso forme sempre più sofisticate tese a sfruttare eventuali buchi normativi oppure legislazioni notoriamente lassiste esistenti in alcuni paesi che diventerebbero, di conseguenza, dei rifugi sicuri per tutti coloro che cercano di nascondere le loro ricchezze illecite. In questo senso, quelli che sono i proventi derivanti dal traffico di droga, dalla corruzione, dal contrabbando illegale di armi, dal traffico degli esseri umani ed ecc…, sarebbero quindi continuamente soggetti ad attività di riciclaggio volte a nascondere la propria natura e proprietà illecita.
Il motivo dell’utilizzo di questo sistema deriva da tanti fattori tra cui quello di ridurre alcuni svantaggi competitivi derivanti dalla stessa liquidità sporca: “la libertà di allocazione di questa risorsa è ridotta a causa della disponibilità di scoperta e di conseguente incriminazione che deriva dalla sua movimentazione e spesa. Da qui nasce il fenomeno del riciclaggio”[1].
Come rivela il rapporto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2019, la nostra nazione si trova all’interno di un indice di rischio molto significativo per quanto riguarda questo fenomeno e, purtroppo, i picchi si collocano al centro-sud. Nonostante ciò, le zone del nord non ne sono esenti in quanto la nuova mafia 4.0 (nello specifico la “Ndrangheta” e “Cosa Nostra”) in maniera più incisiva della precedente, può contare su un sistema economico, finanziario e sociale in grado di investire denaro sporco in molti settori strategici situati proprio nel settentrione.
Recentissima è la notizia di possibili forme di riciclaggio di denaro sporco, a Milano, dall’ammontare di un miliardo di euro:
“Una cifra mai vista e mai denunciata prima che comprende riciclaggio mafioso, finanziamento al terrorismo, evasione e corruzione. In tempi di covid molto passa in secondo piano, non questi movimenti di denaro che rappresentano oggi un vero alert che dovrà essere tenuto in grande considerazione dalla procura”[2]
In un mondo globalizzato come quello attuale, costernato da una serie di rivoluzioni dal punto di vista della tecnologia, dei trasporti e delle comunicazioni, si può ben intuire quanto sia diventata ancora più difficile la lotta contro questo grande nemico nonostante, parallelamente, si stiano studiando dei sistemi tecnologici sempre più proattivi tesi a rilevare il maggior numero possibile di fattori anomali. Quella che è la lotta al riciclaggio assume quindi le caratteristiche della complessità, dinamicità e della prevenzione prima ancora della repressione. Difatti tra le novità più significative derivanti direttamente dalla recente IV direttiva antiriciclaggio, recepita in Italia con i decreti legislativi n.90 e 92 del 25 maggio 2017, si evidenzia il ruolo cardine dell’analisi dei rischi ossia “quel nuovo approccio diretto a identificare e valutare i rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo insiti nell’esercizio delle attività finanziarie e professionali svolte dai destinatari della normativa antiriciclaggio che diviene, infatti, la linea guida per orientare tanto il comportamento dei soggetti obbligati quanto l’azione di controllo svolta dalle autorità, facilitando una migliore allocazione delle risorse nella lotta al riciclaggio verso gli ambiti che presentano maggiori vulnerabilità”[3].
All’interno di questa attività preventiva non deve essere dimenticato ovviamente il ruolo della cooperazione anche con altre autorità o giurisdizioni. Come ben si può intuire la lotta contro il cosiddetto “money laundering” non è per niente semplice: è un fenomeno purtroppo molto esteso che non si limita a diffondersi solo all’interno dei confini nazionali (si pensi ad esempio quanto la criminalità organizzata sia diventata globale e collabori alcune volte anche con diverse organizzazioni terroristiche).
“Il riciclaggio assume oggi connotati di organizzazione sempre più marcati e sfruttando sempre più i Paesi off-shore e i servizi di professionisti compiacenti. In considerazione di questo, il complesso mondo del riciclaggio di denaro è legato alle fonti di arricchimento della criminalità organizzata e del terrorismo. Notoriamente, il traffico di droga, il contrabbando di petrolio e il traffico di armi e di diamanti sono considerate fonti di introiti da dover necessariamente riciclare: i diversi metodi di riciclaggio sono quindi più che funzionali per occultare le origini del denaro illecito”[4].
Lo stesso David Gentili, presidente della Commissione antimafia di Milano, ha sottolineato quanto in questo momento sia necessario controllare attentamente tutti quei cambi degli assetti societari nelle aziende che investono nella ristorazione, nell’alberghiero e quelle che hanno in gestione appalti importanti. La liquidità, continua, di mafiosi o evasori fa gola a molti in questo periodo.
Le modalità attraverso le quali è possibile ripulire il denaro sporco sono molteplici e seppure molte di loro non richiedono l’assistenza del settore finanziario, la realtà è che grosse somme di denaro passano invisibilmente e inevitabilmente all’interno di quest’ultimo per essere riciclate.
In generale, è possibile inquadrare la maggior parte delle operazioni di pulizia del denaro sporco in quattro elementi caratterizzanti:
- L’occultamento delle vere identità e proprietà;
- Il continuo mutamento delle caratteristiche del denaro;
- Il processo di oscuramento di tutte quelle tracce lasciate dalla procedura di pulizia;
- Il monitoraggio e il controllo, da parte dell’organizzazione, del denaro oggetto di riciclaggio;
Non per niente si cerca costantemente di cambiare i paradigmi di riferimento, soprattutto da parte delle autorità, per cercare di anticipare o di andare di pari passo all’evoluzione dei modus operandi studiati e messi in pratica dalle differenti organizzazioni criminali. Tutto questo perché la struttura, la posizione geografica e gli obiettivi della singola composizione mafiosa o terroristica influisce molto sulle strategie da esse impiegate.
Partendo dalla forma più semplice, è possibile scomporre la catena del riciclaggio di denaro in tre fasi:
- Posizionamento o Smurfing: essa presuppone un team di collaboratori che effettua una moltitudine di versamenti di basso importo, in diversi periodi, tramite degli istituti bancari. Generalmente il conto bancario viene intestato ad alcune società o imprese di facciata, ben strutturate, in modo tale da nascondere la provenienza dei proventi illeciti. Per quanto riguarda l’importo dei versamenti si può sostenere che generalmente è tarato a un livello tale da non superare le soglie di rischio stabilite dalle banche, garantendo così che non vengano effettuati ulteriori controlli di due diligence.
- Stratificazione o Layering: il ricavato proveniente dall’attività di smurfing viene utilizzato per acquistare e vendere ripetutamente dei beni legittimi. In altre parole, si realizzano dei veri e propri “strati” di transazioni finanziarie volte a rendere sempre più difficile la ricostruzione del flusso del denaro e quindi anche della sua origine. L’utilizzo di terze parti economiche, spesso ignare rispetto a quelli che sono i fini perseguiti dalle organizzazioni criminali, diventano quindi dei mezzi inconsapevoli attraverso i quali è possibile ulteriormente far apparire i proventi illeciti come legittimi.
- Integrazione: ultima fase per la quale è possibile reintrodurre la ricchezza ripulita all’interno dell’economia reale e legale. Non di rado si investe il contante all’interno di aziende che hanno un’alta percentuale di vendite in contanti come i casinò, discoteche ed ecc…
Per quanto riguarda le tecniche utilizzate dalle organizzazioni criminali, oltre che essere molte e variegate rispetto a quelle che sono le strutture e i fini delle stesse, sono sempre in continua evoluzione considerato il fatto che sono strettamente correlate a quelle opportunità che, di volta in volta, si presentano ai malviventi.
Si analizzano quelle più comuni:
- L’acquisto di biglietti vincenti: il vero proprietario del biglietto fortunato viene convinto, attraverso un incentivo economico, a concedere lo stesso a una persona “apparentemente pulita”, legata in qualche modo all’organizzazione criminale, che riscuoterà successivamente la vincita. Non di rado inoltre vengono acquistate, all’interno dei centri di scommessa, tutte le possibili combinazioni vincenti ottenendo in questo modo un sicuro lavaggio del denaro (anche se a volte ciò comporta delle perdite economiche).
- L’uso dei casinò: spesso si comprano una grossa quantità di fiches che verranno utilizzate in diversi modi ovvero una piccola porzione verrà impiegata per giocare mentre l’altra sarà adoperata per dimostrare, attraverso vari passaggi e certificazioni fasulle, delle vincite che, in realtà, non ci sono mai state. In aggiunta, non sono mancate delle volte in cui l’organizzazione criminale avesse acquistato una parte o l’intero casinò per certificarsi autonomamente delle vincite fantasma.
- Rimborsi fiscali: la ditta direttamente o indirettamente collegata all’organizzazione criminale dichiara al fisco una cifra più alta rispetto a quella dovuta richiedendo, successivamente, il rimborso.
- L’utilizzo dei paradisi fiscali: dopo aver depositato dei soldi in qualche banca situata in un paradiso fiscale, si chiedono dei prestiti a qualche istituto bancario di un altro Stato che, come garanzia, potrà avvalersi della liquidità depositata all’estero.
- La fondazione di società di copertura: quell’insieme delle attività economiche che, seppur piccole, sono in grado di generare un flusso costante di valuta per le piccole transazioni, non risultando sospette. Sia che si tratti di società di arte, di sport, di ristorazione ed ecc…, la mera logica del guadagno è spesso sostituita dall’importanza del flusso di cassa.
- Beni e servizi fantasma: generalmente due società di appartenenza delle organizzazioni criminali fatturano, l’una dall’altra, l’avvenuta cessione di beni o prestazioni di servizi del tutto fantasma.
- Acquisti e vendite di beni immobili: si può acquistare qualunque bene immobile in pessime condizioni, attraverso dei contanti e ad un prezzo conveniente per poi rivenderlo al miglior acquirente, ad una cifra più alta, dopo averlo ristrutturato.
- L’uso dell’ IVTS (Informal Value Transfer System): esse permettono dei trasferimenti economici semplici che non avvengono attraverso degli istituti bancari; utilizzate principalmente per effettuare dei versamenti economici da uno Stato all’altro, nella loro legalità possono nascondere quindi operazioni illegali come il riciclaggio di denaro.
Ad oggi sono tanti i passi avanti che si stanno facendo per prevenire e monitorare non solo le tecniche che già si conoscono, ma anche scoprire nuovi modus operandi sempre più difficili da identificare. Con l’aumentare delle multe e delle pressioni normative, gli istituti di controllo stanno, passo dopo passo, implementando tutte quelle misure precauzionali utili a identificare il maggior numero possibile di attività sospette. Non meno carente è stato il lavoro svolto dai dipartimenti investigativi antiriciclaggio che, di fronte a operazioni sempre più complesse, stanno ampliando i propri strumenti operativi tanto quanto le loro tecniche investigative. Fondamentale in questo senso sarà il miglioramento di potenti software di link analysis e dell’intelligenza artificiale per supportare il lavoro della prevenzione e dell’analisi. A sostegno di quest’ultima, ma non solo, a sua volta non possono essere non menzionate le tre principali attività investigative, messe in atto da diversi soggetti, impiegate contro il reato di riciclaggio (Articolo 648 bis del codice penale):
- Le operazioni sotto copertura: condotte da agenti delle forze di polizia, che nel loro nascondere la propria identità, con tutti i rischi del caso, sono bravi a intercalarsi all’interno della realtà mafiosa con lo specifico intento di ottenere delle informazioni utili allo svolgimento delle indagini.
- Le intercettazioni telefoniche: rappresentano tutte quelle attività legali, svolte dalle forze di polizia su incarico del pubblico ministero, utili a captare o carpire quelle informazioni provenienti dal flusso delle comunicazioni telefoniche, telematiche e informatiche.
- Tutti quei soggetti, istituti bancari e finanziari che si occupano di controlli, rilevamento di red flags[5] e segnalazioni alle autorità, di possibili forme di riciclaggio: spesso per esempio le attività investigative cominciano proprio dagli avvisi derivanti dai risultati delle ispezioni tributarie.
A ciò, non deve essere messo in secondo piano il lavoro di collaborazione compiuto dai notai, dagli avvocati, dai commercialisti, direttamente con la guardia di finanza o la banca d’Italia, attraverso la cosiddetta “s.o.s” (segnalazione di operazione sospetta).
Come visto nelle righe precedenti, tra le conseguenze insite all’interno del tema covid si cela, più che mai, la possibilità del riciclaggio di denaro da parte della criminalità organizzata. Non si dimentichi che la stessa, a differenza dello Stato, possiede un’enorme quantità di denaro liquido, una burocrazia praticamente assente e un sistema di walfare capillare sul tutto il territorio. Nella fattispecie con la sua struttura poggiata sulla divisione organizzativa dei suoi membri, è in grado di occuparsi sia degli affari illeciti, sia del lavaggio del denaro sporco attraverso una rete di consensi, relazioni sociali e rapporti di potere di notevole entità. “Nella propria attività di riciclaggio le organizzazioni mafiose prediligono settori dove possono assumere una posizione dominante o creare un cartello in modo tale da impedire una reale concorrenza ed incrementare la loro influenza e il loro potere (Grasso, Bellavia 2011). Il settore dell’edilizia, la grande distribuzione e la ristorazione sono settori tipicamente caratterizzati dall’infiltrazione mafiosa e sono soggetti ad attività di riciclaggio e all’utilizzo di prestanomi. Lo è pure il settore finanziario e in particolare le imprese finanziarie”[6].
Nelle sue variegate forme, ogni organizzazione mafiosa più delle altre fa uso di specifiche tecniche di riciclaggio. Si analizzano brevemente quelle più comuni:
- La mafia cinese è famosa per il Loan Back (prestito a se stessi): in alcune particolari zone dell’Italia non sono mancate delle vere e proprie strategie tese ad accedere a mutui, in capo a dei prestanome, per riuscire a ripulire i proventi derivanti dalla loro attività illecite.
- La mafia napoletana è abbastanza conosciuta per le sue forme di riciclaggio basate sull’acquisto di voucher o biglietti vincenti.
- “Cosa nostra” e la “N’drangheta” sono più propense a investire in grosse imprese dagli ingenti flussi di liquidità: ristoranti, discoteche, casinò ed ecc…
In generale, qualsiasi sia la sua formazione, è possibile sostenere che la mafia sia “mistificatrice”: in grado di comprendere quelle che sono le principali tendenze, creare dei vuoti, generare dei bisogni per poi proporsi essa stessa come la soluzione ad ogni problema. Soprattutto in questo periodo.
“Per tanto tempo, il riciclaggio è stato ritenuto un’attività di esclusiva pertinenza delle mafie internazionali ma, dalla fine del secolo scorso, esso viene ricondotto con dovizia e costanza anche dalle organizzazioni terroristiche. Difatti, l’utilizzo del circuito finanziario – da parte di quest’ultime – per autofinanziarsi tramite l’utilizzo di capitali leciti sta sostituendo un altrettanto concreto fattore di inquinamento dei mercati e di pericolo per la società civile”[7].
In questo caso, a fianco al fenomeno del “money laundering” si cela un altrettanto complesso meccanismo sommerso definito “money dirtying”. Sebbene entrambi abbiano lo scopo comune di tenere nascosto la provenienza del denaro, vi è una principale differenza da sottolineare: se nel primo caso i proventi rappresentano il frutto delle attività criminose poi successivamente immessi nel circuito economico legale; il secondo, invece, parte dal presupposto che le attività dalle quali provengono i profitti siano lecite e che il suo seguente utilizzo ne rappresenti l’illiceità. In parole semplici, il riciclatore terrorista più che concentrarsi sulla produzione del denaro si dedicherebbe sulle modalità del consumo. Il suo timbro illegale, nella sua complessità, quindi non è marcato dalla sua origine, ma dalla destinazione ultima.
Si descrivono brevemente, anche in questo caso, quali sono le tre fasi principali del money dirtying:
- Collection: raccolta dei proventi ottenuti da attività prevalentemente lecite;
- Trasmission and dissimulation: trasmissione e occultamento dei proventi con lo scopo principale di nascondere i fini ultimi del percorso del denaro;
- Use: l’utilizzo delle risorse economiche raccolte per il compimento di attentati terroristici.
In generale i terroristi raccolgono grosse quantità di denaro in paesi diversi e lassisti dal punto legislativo (Isole Cayman, Barbados, Lussemburgo ed ecc…), rispetto a quello che sarà il paese target oggetto dell’attentato terroristico. Anche in questo caso, la flessibilità offerta dalla globalizzazione e dalle moderne tecnologie informatiche gioca un ruolo determinante (si pensi all’online banking, e-cash, cyber payment ed ecc…). In questo senso, anche in Italia, vengono molto utilizzati i Money transfert: il denaro, spesso spezzettato in piccole quantità, verrebbe spostato in ogni parte del mondo finanziando così ogni attività terroristica o criminale. Che si tratti di nascondere la provenienza illecita del denaro oppure di favorire la realizzazione di attentati terroristici, il punto principale rimane sempre lo stesso la complessità: i soldi seguirebbero tutta una serie di percorsi ben nascosti, all’interno di centri finanziari di notevole opacità, dietro attività commerciali e ragioni economiche fittizie.
Il tema è così caldo da richiedere un impegno costante anche da parte della Commissione europea:
“Oggi, grazie a un piano d’azione organico e di ampia portata, rafforziamo ulteriormente le nostre difese per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Poiché è importante che non vi siano anelli deboli nelle nostre norme e nella loro attuazione, ci impegniamo a realizzare le azioni previste, in modo rapido e coerente, nei prossimi 12 mesi. Con queste misure rafforziamo inoltre il ruolo globale dell’Ue nella definizione di norme internazionali per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo”. Il piano d’azione si fonda su sei pilastri: applicazione efficace delle norme dell’Ue; un corpus normativo unico; vigilanza a livello dell’Unione; un meccanismo di coordinamento e di sostegno per le unità di informazione finanziaria degli Stati membri; attuare le disposizioni di diritto penale e lo scambio di informazioni a livello unionale; ruolo Ue a livello mondiale”[8].
In conclusione, i passi avanti che si sono fatti in questi anni in termini di normative, capacità, figure professionali e tecniche investigative, sono stati essenziali per riuscire a limitare un fenomeno sempre in forte espansione. Nonostante ciò, per la complessità del caso, niente deve essere dato per scontato o semplicemente abbandonato a se stesso: la “macchina investigativa” deve assiduamente andare incontro a tutte quelle opportunità che le organizzazioni criminali tenteranno di sfruttare. In questo senso nuove valutazioni del rischio vanno ricercate e analizzate assieme allo sviluppo di strumenti previsionali intelligenti per quanto riguarda il rilevamento delle anomalie.
Di fronte a una crisi economica come quella attuale, i controlli (es. documentazione antimafia, whitelist ed ecc…) e le analisi predittive giocheranno un ruolo vitale per il nostro tessuto economico. Non dimentichiamoci che le nostre piccole e medie imprese, seppur siano le più vulnerabili in termini di eventuali proposte criminali, rappresentano il cuore pulsante della nostra nazione.
Bibliografia
- Davide Milosa “Milano, uno tsunami di denaro sporco: oltre un miliardo di euro di operazioni sospette in sei anni”,il fatto quotidiano, maggio 2020.
- Filippo la Rosa, “Il gioco d’azzardo in Italia”, FrancoAngeli, 2016.
- B., “Commissione UE:nuova strategia contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo”, Sir agenzia informazione, maggio 2020.
- Giorgio Toschi “ Toschi: GDF in prima linea nella prevenzione e repressione del riciclaggio”, convegno sui presidi antiriciclaggio, 11 maggio 2018.
- Lorenzo Venezia, “Alcuni metodi di riciclaggio di denaro”,Dirittoconsenso, maggio del 2019.
- Ruggero Buciol, “The money Laundering, la repressione penale del riciclaggio”, Key SRL.
- Stefano D’auria, “Riciclaggio e terrorismo”, Gnosis.
[1] Ruggero Buciol, “The money Laundering, la repressione penale del riciclaggio”, Key SRL.
[2] Davide Milosa “Milano, uno tsunami di denaro sporco: oltre un miliardo di euro di operazioni sospette in sei anni”,il fatto quotidiano, maggio 2020.
[3] Giorgio Toschi “ Toschi: GDF in prima linea nella prevenzione e repressione del riciclaggio”, convegno sui presidi antiriciclaggio, 11 maggio 2018.
[4] Lorenzo Venezia, “Alcuni metodi di riciclaggio di denaro”,Dirittoconsenso, maggio del 2019.
[5] Intese come l’individuazione di una criticità in atto.
[6] Filippo la Rosa, “Il gioco d’azzardo in Italia”, FrancoAngeli, 2016.
[7] Stefano D’auria, “Riciclaggio e terrorismo”, Gnosis.
[8] G.B., “Commissione UE:nuova strategia contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo”, Sir agenzia informazione, maggio 2020.
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Angelo Alabiso Criminologo qualificato AICIS