Oltre al tradizionale strumento comportamentale e investigativo del Criminal profiling, atto all’identificazione ipotetica del presunto reo, esiste un altro importante ambito della criminologia da tenere in considerazione, utile a interpretare il comportamento dell’autore a partire dalle teorie della psicologia ambientale, ovvero quello del Geographical profiling. Con l’obiettivo di delimitare una possibile area geografica nella quale potrebbe risiedere il presunto autore dei crimini, quello del Geographical profiling è un potente mezzo per rendere razionale l’impiego e le attività delle forze armate evitando tutta una serie di azioni inutili dovute anche al sovraccarico informativo. Difatti, attraverso una serie di metodi qualitativi e quantitativi, applicati a omicidi seriali tanto quanto a stupri, attentati dinamitardi, rapine in banca di tipo seriale, può contribuire a definire un’ipotetica area geografica dalla quale è possibile, attraverso delle ulteriori attività investigative, identificare il luogo di residenza del presunto reo.

Sebbene la prima applicazione teorica del Geographical profiling avvenne nel 1854, da parte di un medico britannico che fu in grado di fermare l’espansione del contagio di un’epidemia di colera a Soho, uno dei principali studiosi contemporanei della materia da prendere in considerazione, sotto il profilo criminologico, è il Professor David Canter con la cosiddetta ipotesi circolare o offender circle concept. Difatti, secondo lo psicologo, quella che è la sfera criminale, delimitata da un diametro coincidente con i luoghi più lontani dei crimini realizzati, rappresenta, con buona probabilità, il posto dove il malvivente viva. In questo senso, in specifico riferimento ai soggetti attivi del reato, sono due le tipologie di aggressori che possono essere rilevati:

 

  • Marauder (residenti): quella tipologia di criminali seriali, dove è possibile applicare la teoria dell’offender circle concept, che si muoverebbero attorno ad un punto (fuoco) coincidente con la propria abitazione. In altre parole, con una probabilità maggiore rispetto ai commuter, essi rappresenterebbero quella tipologia di aggressori che, alla fine di ogni condotta criminale, rientrerebbero nello stesso posto in quanto non troppo distante dalla scena del crimine.
  • Commuter (predoni): quella restante parte di criminali che agirebbero lontano dalla propria zona di residenza.

 

Il motivo della maggiore probabilità di commettere un illecito vicino alla propria abitazione (ma non troppo) risiede nel principio della “prossimità” riferibile al concetto del minimo sforzo: su un’ampia scelta di possibilità l’autore preferirà, per una questione di costo spazio-tempo nonché familiarità del posto, rimanere vicino al luogo di residenza. A tal proposito sono due gli assiomi che reggono il principio della prossimità:

 

  • La mappa mentale: quell’insieme dei processi di significazione, di decodificazione delle informazioni in questo caso spaziali, attraverso i quali un soggetto, in base al suo universo simbolico, viene influenzato sulla scelta del luogo dove commettere l’attività criminale. In questi termini un ruolo vitale giocano le cosiddette “coordinate d’ancoraggio” ossia quei punti di riferimento di tipo spaziale percepiti e inconsciamente seguiti dall’offender durante i suoi spostamenti. In altre parole, se egli è abituato a frequentare gli stessi posti, osservando dei punti di riferimento specifici durante i suoi spostamenti, questi saranno per lui delle “ancore” attraverso le quali, involontariamente, è possibile definire nella sua mente un percorso familiare e specifico (comfort zone) adatto a svolgere le sue attività criminali. “Infatti da un’analisi condotta su alcuni stupratori seriali operanti a Londra è emerso che l’80% di questi criminali viveva all’interno del cerchio e di questo ottanta per cento, il 60% in aree centrali segnate dal raggio del cerchio[1].
  • La legge del decadimento (distance decay function): importante principio attraverso il quale il criminale sarebbe sempre meno restio a commettere dei crimini all’aumentare della lontananza dalla sua zona di comfort. Il tutto a causa di una serie di processi psicologici, spiegati anche nelle righe precedenti, per i quali si sentirebbe non libero di agire e nemmeno protetto.

 

In questo contesto è altresì importante spiegare il concetto di “zona cuscinetto” ovvero quell’area che in criminologia può essere identificata “intorno alla casa del criminale in cui i reati sono meno probabili: in parte a causa di aumenti del rischio di rilevazione legati alla riduzione dell’anonimato nel quartiere locale del criminale, e in parte perché il numero di opportunità criminali aumenta con la distanza da casa”[2]. Nella fattispecie quindi quella che è l’area di commissione dell’illecito si troverebbe, nella maggior parte dei casi, dopo la zona cuscinetto e non troppo lontana dagli ancoraggi precedentemente descritti.

“La probabile residenza dell’autore può essere definita come “centroide” dell’attività criminale e quindi individuabile in virtù delle tecniche centrografiche, tenendo anche conto dell’analisi del territorio, della mappa mentale dell’autore e della funzione di decadimento. La “centrografia” tende a individuare il valore medio spaziale all’interno di un insieme di punti disposti in un’area definita da coordinare. Il valore medio viene chiamato “centroide” ed è il valore che rende minima la somma delle distanze dei vari punti dentro la suddetta disposizione spaziale”[3].

 

Dopo averne delineato gli elementi base, è possibile sostenere che l’utilizzo del Geographical profiling può essere di grande aiuto agli investigatori in quanto in grado di concentrare le loro forze su specifiche aree di interesse per l’autore del crimine. Quello che è il  cosiddetto “profilo geografico” si avvale quindi nella sua interezza di tecniche quantitative e qualitative in grado non solo di utilizzare potenti algoritmi matematici di calcolo delle probabilità utili ad analizzare, dal punto di vista olistico, quelli che sono i dati determinati dai vari sopralluoghi effettuati nelle zone dei vari delitti; ma anche di interpretare quella che è la mappa mentale che avrebbe potuto condizionare l’autore nelle sue scelte e nel suo modus operandi. In altre parole dal punto di vista investigativo, “i punti che vengono segnati sulla mappa devono essere studiati e analizzati in modo da comprendere il significato latente che si trova dietro alla scelta di quel determinato luogo durante il viaggio del criminale. Il punto in cui decide di colpire è sempre frutto di una sua decisione e ogni decisione è il risultato di processi mentali influenzati dalle esperienze passate della persona. Tutti abbiamo modelli di comportamento che ci portano a rapportarci con il mondo in un determinato modo e i criminali non ne sono esenti; I loro schemi comportamentali che rivelano chi sono e fanno parte delle loro scelte nel modo e nel luogo in cui commettono i crimini. Il percorso compiuto dai criminali non è solo uno spostamento su una mappa col fine di ricercare delle possibili vittime che rispecchino le sue volontà ma, di un viaggio interiore vero e proprio compiuto dal criminale, come un percorso di autoconoscenza e se siamo in grado di cogliere le tracce del comportamento che il criminale lascia nel suo comportamento spaziale (ovvero come impiega lo spazio a disposizione), riusciamo a reperire importanti informazioni sull’offender”[4]. Non per niente il discorso di serialità assume un significato essenziale per poter applicare questo strumento investigativo.

Di conseguenza è importante ribadire che quello del Geographical profiling, come lo stesso criminal profiling, non è per niente un mezzo semplice da mettere in pratica in quanto frutto di una serie di innumerevoli valutazioni che devono prendere in considerazione un numero elevato di elementi:

 

  • Il probabile profilo psicologico;
  • La serialità delle condotte attive del reato (omicidi, stupri, attentati dinamitardi, rapine in banca ed ecc…)
  • Le vittime scelte;
  • Le mappe del posto (vie principali e secondarie);
  • Tutti i possibili mezzi di trasporto;
  • Tipo di luogo prediletto dal reo;
  • Eventuali fantasie e comportamenti abituali dello stesso;
  • Caratteristiche socio-ambientali dell’intera area delimitata;
  • Condizioni meteo;
  • Sistemi di illuminazione;
  • Impedimenti di varia natura (psicologica e fisica).

 

A questi si deve anche considerare “la teoria dei buchi neri” per la quale un luogo caro al criminale (coincidente a volte con la sua abitazione) non corrisponderebbe solo al posto dove ritornare una volta commesso il crimine ma l’epicentro dove avviare lo stesso. Difatti, non sono mancate delle volte in cui lo stesso autore abbia organizzato uno specifico posto non solo per soddisfare i suoi bisogni criminali, ma anche per nascondere gli stessi prigionieri o i cadaveri, lasciando o meno, a seconda dei casi, delle tracce ben precise agli investigatori al di là delle mere scomparse.

 

In aggiunta per una corretta esecuzione di questo importante strumento è importante tenere in considerazione ulteriori punti:

 

  • Ci devono essere una serie abbastanza alta di delitti (almeno cinque);
  • Bisogna, ai fini della corretta esecuzione, verificare con ragionevole grado di certezza i collegamenti tra questi;
  • Ogni dato o notizia può essere importante;
  • Più elementi si prenderanno in considerazione, dopo una certa soglia, più difficile risulta gestire l’incertezza.

 

In conclusione, uno dei principali mezzi usati per gestire il sistema delle ipotesi nel campo della profilazione geografica è denominato “Criminal Geographic targeting” (CGT) ossia quella mappa tridimensionale in grado, attraverso diversi colori (jeopardy surface) e algoritmi, di stimare la probabilità di un eventuale luogo utilizzato dal criminale. Le potenzialità di questo strumento sono così notevoli da essere usato anche in altri ambiti: definire l’eventuale bunker dove si potrebbe nascondere un boss mafioso o qualunque criminale oppure controllare lo sviluppo di alcune malattie infettive. A proposito di quest’ultimo punto, visto il periodo, si rimanda a una importante pubblicazione scientifica dal seguente titolo: “Geographic profiling as a novel spatial tool for targeting infectious disease control”.

 

 

 

[1] Domingo Magliocca, “Il geographic profiling “, Sicurezza e Giustizia.

[2] Steven C Le Comber, DKim Rossmo, Ali N Hassan ,Douglas O FullerJohn C Beier,  “La profilazione geografica come nuovo strumento spaziale per il controllo delle malattie infettive”, International  Journal of Health Geographics 2011.

[3] Marco Strano, “Manuale di criminologia clinica”, SEE, Firenze, 2003.

[4]Valentina Pasqual, “ Che cos’è il Geographical Profiling del prof. David Canter – riassunto dettagliato”, pagina di Igor Vitale.

 

Angelo Alabiso Criminologo AICIS