di Fabrizio Rappini*

I Servizi sociali hanno troppo potere? Per quanto mi riguarda e per la mia esperienza personale riguardante le donne vittime di violenza e i minori, sicuramente sì. Troppo spesso, infatti, i tribunali si affidano al giudizio, senza possibilità di replica, dei Servizi sociali per quanto riguarda l’affidamento dei minori. Quando poi ci si trova di fronte ad operatori “prevenuti” e, a volte, incompetenti, i disastri sono facili a compiersi.

 

“MADRE STATICA E PADRE DINAMICO”

Se non si trattasse di una tragica realtà ci sarebbe da ridere, ma purtroppo la realtà porta e ben altro.

Siamo in una cittadina del Nord Italia. In una famiglia ci sono dissapori e problemi di sostanze stupefacenti. I due genitori (non sono sposati) devono comparire davanti al giudice che deve decidere l’affidamento del figlio di appena 3 anni. Il tribunale Civile incarica i servizi sociali di dare una relazione su entrambi i genitori. E così, in momenti diversi, vengono convocati entrambi presso le strutture dell’Ausl dove, alla presenza di una psicologa e dell’assistente sociali, devono interagire con il figlio. Al termine viene redatta una lunga relazione nella quale emerge che “particolarmente evidente risulta essere la diversità di comportamento del minore nella relazione con i genitori.

Per quanto riguarda le sedute di osservazione madre-bambino “si manifesta una particolare agitazione psicomotoria del minore e una certa difficoltà della madre nel trovare la giusta posizione affettiva con lui. La loro dinamica di interazione – sta scritto – appare abbastanza STATICA e rigida”.

Nell’osservazione delle sedute con il padre emerge uno scenario diverso. “Il rapporto appare dinamico ed interattivo, il padre appare essere una presenza propositiva ed attiva. Il padre propone di fare il gioco con le BOLLE DI SAPONE. L’incontro appare sereno”.

 

UNA DIMENTICANZA NON DA POCO

Nella relazione viene scordato di scrivere che il padre DINAMICO lo è stato anche in precedenza in famiglia. Su di lui, infatti, c’è stata una denuncia per maltrattamenti e lesioni nei confronti della mamma del piccolo che ha fatto scattare il Codice Rosso. Inoltre, sempre gli “esperti” dei Servizi sociali si scordano di scrivere che il padre ha portato in giro in macchina, per anni, il bambino nonostante fosse privo di patente. Gli era stata infatti ritirata anni prima perché sorpreso ubriaco alla guida.

 

LA DECISIONE DEL GIUDICE CIVILE

Viene emesso un decreto nel quale si dice che il minore viene affidato ai Servizi sociali e collocato presso la madre. L’iter quindi prosegue in attesa di arrivare a una sentenza.

 

NUOVA RELAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI

Nel frattempo il padre “dinamico” viene condannato a due anni e tre mesi per i maltrattamenti e il Giudice civile chiede una nuova relazione. Questa volta l’assistente sociale (sempre quella della prima volta) scrive come stanno le cose e al padre maltrattante viene imposto di vedere il figlioletto una volta ogni 15 giorni in forma protetta presso un centro dei servizi sociali. La madre, con problemi di tossicodipendenza e di prostrazione a causa di quello che ha dovuto subire con il compagno “dinamico”, entra in una comunità di recupero mentre il bambino, sempre affidato ai Servizi sociali, viene collocato presso i genitori della mamma.

 

TORNANO LE “BOLLE DI SAPONE”

 

Gli incontri protetti con il padre non sembrano andare troppo bene. Il piccolo non interagisce molto e quando torna a casa è sempre un tantino agitato. Ma, nonostante questo, l’Educatrice professionale che assiste agli incontri protetti dice che il padre “è stato bravo perché ha portato le bolle di sapone e in questo modo non chiede di giocare con lo smartphone”. Le viene fatto notare che sarà anche bravo, ma che deve ancora versare diversi mesi di arretrati stabiliti dal giudice per il mantenimento del piccolo.

 

CHI CI DEVE PENSARE?

 “Io – è la replica stizzita dell’Assistente sociale – cosa ci posso fare? Fate voi quello che volete, denunciatelo, io non ci posso fare nulla”.

Di fronte ad una affermazione di questo tipo viene da chiedersi a cosa serva effettivamente l’affidamento ai Servizi sociali. Hanno solo il potere di dire al Giudice cosa fare? Oppure devono adempiere anche ad altri oneri, oltre a quelli di essere ormai diventati la Polizia giudiziaria dei giudici civili? Sono domande che, per il bene di tanti, non dovrebbero rimanere in sospeso e dovrebbero trovare presto anche una risposta normativa

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L’AUTORE

Fabrizio Rappini, è un giornalista professionista. Criminologo AICIS qualificato secondo la legge n. 4/2013.

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