# di Monica Atzei*

Sempre più sentiamo parlare di “hikikomori” o “ritiro sociale”. Questo fenomeno, fino a qualche tempo fa quasi “invisibile”, è ora, da più fronti divenuto “allarmistico”.  “Hikikomori”, in giapponese significa “stare in disparte” e colpisce in special modo gli adolescenti anche qui in Italia.  Il loro stare in disparte, il nostro “non vederli” è perché la loro vita si svolge all’interno della loro camera da letto. Si rifiutano di uscire, di vedere delle persone, di andare a scuola, di avere dei rapporti sociali…  Nella loro camera leggono, disegnano, dormono, mangiano, giocano con i videogiochi e navigano su Internet. Ma, soprattutto, si proteggono dal giudizio del mondo esterno: questa è, a detta degli esperti, la causa scatenante, quindi non solo e non sempre il mondo di internet. Anche se, nella maggior parte dei casi, vivono in maniera innaturale all’interno della propria camera e passano spesso l’intera notte attaccati al pc, giocando ai videogiochi o in chat, questi giovani alterano il naturale ritmo e presentano un ciclo sonno-veglia invertito. Le poche relazioni sociali trattenute, infatti, sono di natura virtuale e sono possibili grazie ad internet.

 L’hikikomori non è altro che è un meccanismo di difesa messo in atto in risposta alle pressioni e aspettative sociali tipiche delle società capitaliste più prospere.

Questa la spiegazione calzante, troppe le aspettative di perfezione che la società detta e gli adolescenti più fragili ne pagano le conseguenze; la richiesta esterna è così grande e difficile da raggiungere che si ritrovano in un vortice di impotenza e fallimento verso gli adulti di riferimento, la scuola, gli amici. (N.B. loro si isolano non solo dal mondo scolastico ma anche dagli amici, dal gruppo che in questa fase di vita è invece fondamentale).

La camera diventa la loro barriera, il loro “mondo”, la società resta fuori e non fa paura. L’inizio delle scuole superiori sembra segnare l’inizio di questo fenomeno: il confronto, la partecipazione,nuovi compagni, nuovi ritmi e iniziano le prime assenze che diventano poi più frequenti, il non volere svolgere attività di gruppo, rifiutare di uscire per una pizza. 

Gli studi ci riferiscono che gli hikikomori sarebbero il risultato di una serie di concause caratteriali, sociali e familiari. La maggior parte di questi soggetti ha un’età compresa tra i 15 ei 25 anni. In genere provengono da famiglie benestanti, sono spesso figli unici e devono affrontare maggiori aspettative da parte della famiglia. Sono spesso figli di genitori divorziati. Nonostante siano ragazzi molto brillanti, senza problemi a scuola e poco in comune con i loro coetanei, la radice dei loro problemi risiede nella loro fragilità caratteriale, che li porta a provare dolore e disagio in determinate circostanze sociali.

In realtà, una serie di fattori scolastici, familiari, sociali e caratteriali contribuirebbero all’hikikomori.

Gli Hikikomori sono persone estremamente intelligenti, ma anche estremamente sensibili e introverse. Questo temperamento rende più difficile per loro costruire relazioni appaganti e durature e affrontare con successo le inevitabili sfide e delusioni che la vita porta con sé. 

  • Famiglia: il ritiro emotivo del padre e l’eccessiva dipendenza dalla madre sono suggeriti come potenziali fattori che contraddistinguono.
  • Scuola: Uno dei primi segnali di avvertimento degli hikikomori è il rifiuto della scuola. Le persone hanno esperienze particolarmente negative con l’ambiente educativo. Dietro l’isolamento, il bullismo è stato spesso nascosto in passato.
  • Società: Gli hikikomori risentono moltissimo delle pressioni di realizzazione sociale di cui la nostra società è permeata e ne sviluppano una visione molto negativa, a tal punto da arrivare a rifiutarla. 

Questo inciso per far comprendere che si tratta di giovani che presentano delle difficoltà e una grande demotivazione nel confronto con la società, fino ad arrivare a rifiutarla. 

La vita fuori dalla loro camera scorre, gli amici fanno passi avanti e questo acuisce il loro disagio e il loro sentirsi inadatti. 

La sinergia concreta tra famiglia, istituzioni scolastiche ed esperti (psicologi, pedagogisti, educatori, terapeuti) può individuare tempestivamente il fenomeno e utilizzare delle strategie adeguate che possano sostenere e supportare il giovane.  

 

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L’AUTRICE

Monica Atzei è una criminologa qualificata AICIS, giornalista ed insegnante di materie letterarie. Scrive per diversi magazine e blog e collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label. 

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