E’ stato uno squattrinato hacker portoghese di 31 anni, R. P., fisico minuto e capelli a spazzola, appassionato di calcio oltre che di web a mettere nei guai la potente Isabel dos Santos, figlia di José Eduardo, l’ex padre-padrone dell’Angola per oltre 30 anni (dall’indipendenza dal Portogallo al 2017). Il giovane hacker qualche giorno fa ha fatto sapere di essere stato lui a divulgare oltre 700mila file che rivelano come la ricca «principessa» dell’Angola, che vive tra Londra e Dubai, ha costruito il suo impero: oltre due miliardi di dollari, accumulati per lo più «in modo fraudolento», grazie all’accesso a redditizi affari legati a terre, petrolio, diamanti e telecomunicazioni quando suo padre, da presidente, la nominò a capo della compagnia petrolifera statale Sonangol, principale fonte delle entrate dell’Angola. E proprio grazie a questi file il procuratore generale del Paese ha avviato un’inchiesta per frode, appropriazione indebita e riciclaggio. Un altro colpaccio per il nerd che aveva già fatto processare Cristiano Ronaldo con le sue «soffiate» sugli ingaggi e i compensi sottratti al fisco e nascosti nei paradisi fiscali. Rinchiuso in attesa di processo nel carcere di Lisbona per i «football leaks», il giovane hacker ha fatto sapere di aver consegnato nel 2018 i file contro la «principessa» (come viene soprannominata Isabel dos Santos), alla piattaforma africana Pplaa che sostiene i whistleblower — gli informatori — africani, a capo della quale c’è il suo legale, il francese William Bourton. I documenti sono poi stati passati al Consorzio internazionale per il giornalismo investigativo (Icij) che ha lavorato sui file e pubblicato i risultati dell’inchiesta.
Isabel che ha negato qualsiasi illecito, si è difesa dicendo che i documenti trapelati fanno parte di una «campagna motivata politicamente» da parte del governo del successore di suo padre e ha reso noto di aver avviato azioni legali per far causa al governo.