Il nome di Cristina Golinucci non verrà dimenticato, nemmeno ora che, per la seconda volta, l’indagine sulla sua scomparsa verrà archiviata. A lei è intestata l’Associazione Penelope, nata per iniziativa della sua mamma proprio per sollevare il velo sul fenomeno delle scomparse. La ragazza sparì 31 anni fa a Cesena, il primo settembre 1992. Le indagini ancora una volta sono arrivate a un punto fermo per il pubblico ministero, che ha chiesto al giudice l’archiviazione del procedimento perché evidentemente non sono emersi elementi nuovi rispetto al passato che consentissero la prosecuzione del caso. essa sono sfumate tutte le speranze di ottenere una risposta. La famiglia però si oppone e la madre di Cristina lancia una sfida: “chi sa non si nasconda” ha detto ai giornalisti facendo intendere che sulla scomparsa pesi l’omertà di chi potrebbe spiegare come andarono davvero le cose. Più chiara la dichiarazione fatta all’ANSA dall’avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste la famiglia della vittima “Questa richiesta di archiviazione – ha detto il legale – ci restituisce una foto nitidissima degli ambienti frequentati da Cristina all’epoca. Ambienti popolati da uomini davvero malati, che rappresentano un pericolo ancora oggi per la nostra intera società civile”.

IL CASO

Cristina Golinucci, 21 anni, il 1° settembre 1992 è scomparsa dopo essere uscita di casa per andare al Convento dei padri Cappuccini di Cesena dove aveva un appuntamento con il suo confessore e padre spirituale, padre Lino. Davanti al Convento è stata ritrovata solo la sua Fiat Cinquecento azzurra. La madre di Cristina, il giorno dopo, è andata al Convento per parlare con il sacerdote che le ha detto di non aver aspettato Cristina fuori dal portone e quindi di non aver visto nulla. Il 3 settembre i familiari di Cristina sono tornati al Convento con un cane, nella speranza che li aiutasse a trovare qualcosa; ma padre Lino non ha permesso loro di entrare. Del caso di Cristina non si è parlato più fino a quando, a fine maggio del 1995, “Chi l’ha visto?” ha raccolto la sconvolgente testimonianza di una giovane donna aggredita e stuprata, nel giugno precedente, in una zona non lontana dal punto dove è scomparsa Cristina. Per questa violenza è stato arrestato un immigrato, Emanuel Boke che, all’ epoca della sparizione di Cristina, era ospite proprio del Convento dei padri Cappuccini di Cesena, dove lavorava come muratore. Dopo la messa in onda di questa importante testimonianza è nato il sospetto di un possibile nesso fra la presenza di Boke nel Convento e la scomparsa di Cristina.

Nella primavera del 2023 si è tornati a indagare sul caso di Cristina. Polizia e Carabinieri sono tornati nel convento dei frati Cappuccini di Cesena muniti di georadar e unità cinofile. La ricerca non ha dato esito.