#REDAZIONE

La criminologia applicata non si occupa soltanto di studiare i casi criminali ed i mezzi per determinarne le responsabilità: si occupa anche delle vittime e di come prevenire il crimine. E’ in quest’ottica che AICIS – attraverso uno dei suoi Osservatori – ha messo sotto la lente i temi della sicurezza pubblica e la sicurezza urbana.

Il tema della “sicurezza urbana” agita da anni la discussione tra i sociologi ed i criminologi, i quali, nel cercarne una definizione univoca e nel definirne i contorni hanno sostanzialmente fatto riferimento a due diversi paradigmi:

  • quello di tipo istituzionale più incentrato sull’individuazione delle competenze relative al mantenimento dell’ordine pubblico
  • quello di tipo topico, che incentra il proprio interesse sul luogo in cui si sviluppano i fenomeni di insicurezza, quindi sull’agglomerato urbano;

Il paradigma istituzionale per anni non è stato oggetto di grandi riflessioni di tipo sociologico in quanto legato ai modelli organizzativi e ordinamentali dello Stato.

Il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica è da sempre un ambito di competenza dello Stato centrale e, in Italia, ancora in gran parte figlio del modello amministrativo di tipo napoleonico.

Lo schema è caratterizzato da una legittimazione governativa, in cui il potere organizzativo segue un orientamento dall’alto verso il basso, e da una rete di uffici periferici legati al vertice governativo da una stringente gerarchia. Si tratta in sostanza del modello prefettizio che fa capo all’amministrazione centrale e segnatamente al Ministero dell’Interno.

Parliamo di legittimazione ad orientamento verticale poiché il potere decisionale è concentrato al vertice della piramide (il ministro), organo appartenente alla maggioranza di governo, che in quanto tale riceve – insieme all’intero Gabinetto – una legittimazione democratica dall’elettorato generale.

Gli elettori, cioè sono in qualche molto remoti, trattandosi di un livello istituzionale distante da loro. In tale struttura, gli organi più prossimi ai cittadini elettori (il prefetto, il questore) non sono legittimati a livello locale dagli elettori medesimi, ma sono nominati dal vertice istituzionale cui restano gerarchicamente vincolati.

Per comprenderlo nella pratica, diciamo che un governo di una data parte politica governa in una certa provincia anche se nella Regione o nella Provincia medesima prevalga un elettorato di altro segno politico. Il prefetto, il questore, i vertici delle forze di polizia di livello locale, non rispondono all’elettorato locale (cioè non sono eletti), ma essendo nominati dal Governo rispondono solo al proprio vertice istituzionale.

Questo sistema di sicuro garantisce una uniformità di intervento sull’intero territorio nazionale ed una più razionale distribuzione delle risorse disponibili, ma allo stesso tempo allenta i livelli di responsabilità politica delle strutture periferiche dello Stato. Banalmente: un organo eletto rischierebbe la non rielezione, un organo nominato dal Governo al massimo un trasferimento o addirittura una promozione.

Sicurezza secondo un paradigma istituzionale: le tendenze localiste

Solo da vent’anni a questa parte, il predetto modello – ancora molto solido – ha dovuto in qualche modo confrontarsi con le spinte politico-amministrative dirette a spostare l’asse delle responsabilità in materia di sicurezza anche verso le autonomie locali. Si tratta di una tendenza derivata dal principio di sussidiarietà tra le istituzioni secondo cui l’Ente più prossimo al cittadino dovrebbe fornirgli tutti i servizi di cui necessita salvo fare ricorso ad un livello istituzionale superiore quando gli strumenti disponibili si rivelino insufficienti.

Proprio questo principio introdotto dalle cosiddette “riforme Bassanini” è stato posto alla base di quella significativa (e in parte contestata) revisione del Titolo Quinto della Carta Costituzionale.

L’art. 118 della Costituzione, infatti, sancisce che: “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”.

La norma poi soggiunge che “I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze. La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell’articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali”.

Quindi – a livello legislativo – i Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

La domanda a questo punto sarebbe: l’Ente più prossimo ai cittadini – il Comune – è in grado di garantire la sicurezza dei consociati? Ed è proprio all’interno di questa dialettica tra Stato ed Enti territoriali che la definizione di “Sicurezza Urbana” ha preso corpo.

Certamente, l’Ente locale non è in grado di mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica, fenomeni legati a dinamiche nazionali (si pensi alle grandi manifestazioni di piazza che richiamano gente da altre realtà geografiche, oppure ai grandi concerti dei big della musica; ma si pensi anche al controllo della criminalità attraverso le misure di prevenzione antimafia, e così via).

Però – ed è qui che ha preso corpo il concetto di sicurezza urbana, in origine declinato come tranquillità pubblica – l’Ente locale può garantire le condizioni di una vita tranquilla “sine cura”, appunto, cioè senza eccessive preoccupazioni. Tanto più che dal 1986 con la legge n. 65 (Legge

quadro sull’ordinamento della polizia municipale) i Sindaci dispongono di un apparato (piccolo o grande) di polizia alle proprie dipendenze.

Possiamo quindi affermare che, di recente, lo sviluppo del processo democratico abbia man mano leggermente valorizzato sempre di più le autonomie locali rispetto alla assoluta supremazia statale ereditata dal modello amministrativo di stampo napoleonico.

Basta compulsare il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931 (ancora in vigore) per accorgerci di quanto la competenza in materia di ordine e sicurezza pubblica fosse incardinata indiscutibilmente nella struttura dello Stato centrale. Prefetture, Questure e Commissariati di PS rappresentano la rete di controllo dello Stato centrale di cui sono diretta e stretta promanazione.

Tali uffici territoriali devono attuare le direttive del Ministero dell’Interno sui rispettivi territori e devono far ritornare all’Autorità centrale ogni utile informazione riguardante lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica a livello periferico.

E’ un modello organizzativo che i sociologi definiscono “verticale” poiché è il vertice della piramide organizzativa (il Ministero) che matura le scelte e le decisioni strategiche, lasciando agli uffici periferici l’esecuzione in chiave tattica sul territorio di competenza. Peraltro, nel predetto modello organizzativo solo il vertice riceve una legittimazione (dall’elettorato generale nelle democrazie, o dal partito egemone nelle dittature) mentre i responsabili delle strutture intermedie sono nominati (non eletti) e quindi legittimati dall’alto, cioè dall’Autorità centrale.

Il tema sarà affrontato il 28 giugno 2022, alle ore 19,00 in un webinar con due testimoni d’eccezione: il dr. Felice Ferlizzi, Presidente del CESPIS e il dr. Ugo Angeloni, Comandante del Corpo di Polizia Roma Capitale.

Per l’iscrizione:

https://forms.gle/45WZ2eh5CUiFpbC39

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Sull’argomento vedi anche:

https://criminologiaicis.it/sicurezza-tra-competenze-statali-e-locali-in-webinar-gratuito-due-esperienze-sul-campo-felice-ferlizzi-alto-dirigente-della-polizia-di-stato-e-ugo-angeloni-comandante-del-corpo-di-polizia-roma-capi/

https://criminologiaicis.it/sicurezza-urbana-strumenti-efficaci-come-possiamo-leggere-il-nuovo-fenomeno-delle-bande-giovanili-losservatorio-aicis-fa-il-punto-in-due-webinar-gratuiti-il-17-e-il-21-giugno/

https://criminologiaicis.it/la-scuola-di-chicago-quel-meraviglioso-laboratorio-a-cielo-aperto-chiamato-citta/

https://criminologiaicis.it/si-va-verso-la-normalizzazione-del-crimine-nella-societa-liquida/

https://criminologiaicis.it/crime-prevention-through-environmental-design-cpted/

https://criminologiaicis.it/nasce-il-primo-think-tank-di-aicis-osservatorio-sicurezza-urbana-dipartimento-studi-e-progettazione/

 

AICIS