Una fenomenica criminogena completamente nascosta agli occhi dell’opinione pubblica è sicuramente la violenza contro gli uomini da parte delle donne. Senza voler togliere nulla allo strutturato fenomeno della violenza femminile che costituisce un vero e proprio problema culturale, non si può più obliare che la violenza di genere sia solo una dinamica univoca, quando parliamo di genere non possiamo solo parlare di donne ma il concetto di genere investe diverse categorie sganciate anche del concetto biologico di sesso. Anche su questo fenomeno il capo di imputazione maggiore che nasconde le sfaccettature di questo fenomeno è legato alla diffusione di una cultura dominante disseminata da pregiudizi e da stereotipi che vuole la donna vittima ideale, priva di responsabilità, non meritevole di subire violenze e affini, mentre l’uomo da sempre considerato solo carnefice, rientra nel costrutto sociale di vittima reale ossia un soggetto che è meritevole di subire determinate azioni riprovevoli e che in qualche modo detiene una colpa originaria, tramandata nel tempo.
Violenza che a differenza di quanto possiamo credere, esiste, anche se raramente ha dinamiche omicidiarie, e concerne la psiche, il portafogli e perfino la sessualità. In realtà gli studi in merito al fenomeno sono pochi, soprattutto in Italia, una di questa è quasi passata inosservata ed è un’indagine realizzata da un’equipe dell’università di Siena su un campione di uomini fra i 18 e i 70 anni: secondo i risultati (che sono anche un po’ datati considerando che lo studio è stato svolto nel 2012 e i dati sono in netto aumento) nel 2011 sarebbero stati circa oltre 5 milioni di uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05%); lancio di oggetti (51,02%); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l’incolumità personale e portare al decesso. Una differenza rilevante questa, che in parte giustifica la maggiore attenzione al femminicidio. Nella voce «altre forme di violenza» dell’indagine (15,7%) compaiono tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l’auto, mani schiacciate nelle porte, spinte dalle scale. Come gli uomini anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse: critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%). Nulla di nuovo rispetto alle ricerche sulla violenza nell’ambito delle relazioni intime condotte in altri paesi, dove c’è una maggiore propensione a studiare il fenomeno tenendo conto di entrambi i sessi.
In una ricerca effettuata nel 2015 nell’ambito del progetto europeo Daphne III sulla violenza nelle dinamiche di coppia e che coinvolge 5 paesi tra cui l’Italia, analizzando un campione di giovani tra i 14 e i 17 anni: le ragazze che hanno subito una forma di violenza sessuale variano dal 17% al 41% in base all’entità dell’aggressione e i ragazzi dal 9% al 25%. Allora, tenendo conto del fatto che la violenza femminile sugli uomini è di entità più lieve, non possiamo negarla. Dobbiamo prendere atto che il problema della così detta violenza di genere va affrontato da un nuovo punto di vista. Gli sportelli antiviolenza, per esempio, sono attualmente dedicati per lo più alle donne e non sono sempre in grado di gestire la richiesta di aiuto del sesso opposto. «Oggi siamo al paradosso che un uomo cosciente di avere un problema legato alla mancanza di controllo della violenza e che chiede aiuto perché ha paura di ferire a morte la compagna, si trova di fronte a muri altissimi. Quando si presenta in un centro antiviolenza ci sono casi in cui viene aggredito psicologicamente e criminalizzato come se dovesse pagare per tutti, in quanto ritenuto parte di una categoria di esseri umani sempre carnefici». Oppure capita che se un uomo è vittima di una forma di violenza e trova il coraggio di denunciare – nonostante il rischio di derisione perché dimostra una fragilità non consona allo stereotipo di virilità e forza -, allora non è creduto. Perché il cliché, lo stereotipo, il pregiudizio, lo vuole capace di reagire al sopruso senza fare una piega. Senza la capacità di ascolto e di aiutare gli uomini concretamente a gestire gli impulsi distruttivi o a risanare una ferita dovuta ad abusi subiti da una donna, non ci sarà mai la possibilità di risolvere un problema profondo e articolato come quello della violenza domestica. Oltre il genere però. Perché il centro di tutto non siano i maschi o le femmine, ma la persona.
Sempre per rimanere in tema statistiche, in Italia, sono circa 200 i padri che si suicidano perché le ex mogli gli impediscono di vedere i figli, donne che strumentalizzano i figli per vendicarsi dell’ex partner, denigrando la figura paterna e obliando che non solo arrecano danno al padre ma soprattutto alla prole e che successivamente, nell’età adolescenziale e in quell’adulta sviluppano quadri psicologici e molto spesso anche psicopatologici molto preoccupanti. (questo lo avevo già anticipato precedentemente nella descrizione della sindrome di alienazione genitoriale.
Ancora in altro progetto europeo che analizza la violenza nelle coppie giovani, nel 2014 si è interessato su cinque Paesi europei tra cui l’Italia. Il risultato ci lascia quasi basiti considerando che il numero di vittime maschili di molestie supera quello femminile. I giovani uomini sono una categoria a rischio, difatti secondo la rivista dell’American Psychological association sarebbero circa 4 uomini su 10 che tra scuola superiore e università sarebbero stati costretti in maniera coercitiva ad avere rapporti non consensuali.
Violenza sessuale sugli uomini
Uno degli stereotipi più diffusi nel substrato sociale è pensare che gli uomini non siano soggetti che subiscono violenze sessuali come lo stupro. Difatti ritenere che gli uomini siano sempre carnefici, assalitori e le donne siano sempre le uniche aggredite è estremamente fuorviante, sessista e profondamente ingiusto. L’uomo, però, trova difficoltà oggettive nel denunciare la violenza subita, giacchè non esistono centri di accoglienza, numero verde e non esistono, ufficialmente, sportelli di ascolto. Persino quando l’uomo prova a sporgere denuncia per essere stato vittima di violenza carnale ha difficoltà, dagli stessi operatori di sicurezza, nell’essere creduto e si riscontra un atteggiamento di sufficienza, sottovalutazione del fenomeno e persino derisione. Gli uomini violentati oltre ai danni psicologici e fisici devono affrontare anche lo stigma di una società tendenzialmente omofoba ove i valori della cultura dominante si rispecchiano nel concetto di macho, di maschio virile e questo porta agli uomini a segretare la violenza subita per la paura di essere immediatamente etichettati dai consociati come omosessuali, emarginati dalla comunità e molto probabilmente abbandonati dalla stessa famiglia. Il processo di elaborazione per il superamento del trauma subito subisce un arresto, l’abuso diviene una colpa, un peso troppo grande da superare e molti uomini cominciano ad avere ideazione suicidaria che conduce molto spesso a porre in essere il suicidio concretamente. Lo stupro carnale nei confronti degli uomini non avviene solo nelle prigioni, ma anche da persone che normalmente conoscono, inclusi amici, partner, vengono stuprati durante aggressioni violente, quando sono ubriachi o drogati, durante interrogatori, durante aggressioni a sfondo omofobo o durante episodi di nonnismo come nell’esercito. Eppure non si ferma qui, perché gli uomini sono stuprati anche dalle donne. Come ci dimostra uno studio del 2013 che sostiene che, per l’appunto, che gli stereotipi di genere impediscono di immaginare che una donna dominante posso costringere coercitivamente un uomo ad avere rapporti sessuali non consenzienti, inoltre, gli stessi comportamenti percepiti come sessualmente aggressivi quando posti in essere dagli uomini possono essere concepiti come romantici o promiscui se commessi da una donna. I dati fisiologici suggeriscono che gli uomini possono essere stuprati: un’erezione non significa necessariamente eccitazione sessuale, può essere riflessogenica. è stato dimostrato, infatti, che l’erezione può verificarsi in una varietà di stati emotivi, tra cui la rabbia e il terrore. Ergo: “L’induzione di eccitazione e l’orgasmo non indicano che i soggetti vittime di violenza abbiano acconsentito alla stimolazione. La difesa dei perpetratori costruita semplicemente sul fatto che la prova di un’eccitazione genitale o dell’orgasmo dimostri il consenso non ha validità intrinseca” e deve essere ignorata quando ci si trova dinanzi a un episodio di stupro maschile.
Per concludere, è necessario abbattere questa cultura di riferimento che vuole il maschio solo come carnefici o aggressore e mai come potenziale vittima. Liberarsi dai pregiudizi e da errati preconcetti che non sono altro che costrutti sociali ci consente di aprire le mente ad altri scenari e che conduce effettivamente a smettere di ragionare per categorie, anche negli ambiti criminologici ma non solo, e cominciare a considerare la persona a prescindere della sua appartenenza a un genere piuttosto che a un altro.

Debora Bottino Criminologa AICIS
Interessante queste informazioni. Offrono un punto di vista diverso.
Anche a cose che non pensavo che potessero essere rilevanti come le aggressioni a danno degli uomini. Grazie per l’informazione.