APPROFONDIMENTO
di Giuseppe Lodeserto*
Il crime mapping consiste nell’utilizzo di tecniche, conoscenze e strumentazioni che forniscono un’analisi statico-geografica dello studio dei reati commessi in un determinato ambito spaziale e temporale.
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I problemi della devianza e della criminalità sono stati oggetto di studio, nel tempo, di diverse discipline scientifiche: le scienze sociali, forensi, giuridiche e infine quelle informatiche.
Di volta in volta, seguendo un personale approccio formativo, il singolo studioso ha percorso una o l’altra di queste strade, in aderenza alle sollecitazioni che gli giungevano dal suo contesto professionale e sociale.
Negli ultimi tempi un indirizzo fortemente connesso alla policy ha sviluppato il tema della scienza della criminalità o “Crime Science” come ambito nel quale integrare, in modo sistematico, l’apporto di queste conoscenze, in un’ottica multidisciplinare e attraverso un approccio di tipo comparativo.
La prospettiva era ed è quella di analizzare i contesti spazio-temporali nei quali si sviluppano, con maggiore incidenza e frequenza, comportamenti devianti che sovente sfociano nella perpetrazione di reati, anche di forte allarme sociale, che turbano la collettività.
Il ricorso a tale approccio multidisciplinare ha come suo preminente fine quello di ricercare ed indicare, proprio attraverso il dato statistico, il più corretto strumento o il miglior ambito di intervento sociale, politico, e giudiziario, utile, in via preventiva, a tentare di ridurre i comportamenti devianti che vengono riscontrati in determinati luoghi o contesti.
Più che sulla propensione a delinquere questo approccio si occupa di capire le opportunità che facilitano i comportamenti criminali per ricercare i rimedi adeguati a ridurne le conseguenze, o a prevenirne il sorgere. Un approccio sistemico che si estende a tutti gli ambiti della criminalità, da quella individuale a quella organizzata a quella economica.
Si è innescato così un circolo virtuoso tra analisi, produzione di dati e indicazioni di policy e su questa piattaforma è cresciuta la legittimazione sociale dell’approccio scientifico ai problemi della criminalità.
Tutto questo sta cambiando e il CRIME MAPPING vuole essere un veicolo per accelerare questo cambiamento.
Il crime mapping consiste nell’utilizzo di tecniche, conoscenze e strumentazioni che forniscono un’analisi statico-geografica dello studio dei reati commessi in un determinato ambito spaziale e temporale.
Tale approccio multidisciplinare prevede, ovviamente l’utilizzo di software, quali, ad esempio, il “Geographic Information System”, che consente, attraverso una mappatura delle informazioni di vario genere che vengono inserite, l’elaborazione di una incidenza statistica dei reati commessi che vengono comparati al luogo, al tempo, alle condizioni sociali, alle tipologie abitative delle costruzioni, all’esistenza di servizi primari e secondari, nonché all’esistenza di opportunità lavorative e spazi di aggregazione sociale.
Attraverso questo sistema di analisi ne scaturisce l’elaborazione di un in termini probabilistici, circa l’elevata o meno possibilità di commissioni di reati.
Merita evidenziare la positiva pregressa esperienza nella concreta applicazione all’estero di tale strumento statistico che ha fornito utili indicazioni di intervento anche agli amministratori onde agire, migliorando le generali condizioni di vita in determinati quartieri, ottenendo una sensibile riduzione di tutti quei reati espressione, seppur in via indiretta, di un disagio sociale.
La spinta propulsiva del cosiddetto crime mapping, non esaurisce i suoi benefici effetti nell’ambito di una ricerca sociologica e criminologica, ma esplica la sua indubbia utilità anche in ausilio a sistemi squisitamente repressivi, quali l’attività di servizi di polizia e dell’attività giudiziaria tesi alla individuazione dei responsabili di un reato che ha commesso.
Le indicazioni che tale sistema elabora e mette a disposizione, non ha certo la pretesa di individuare soluzioni positive ma costituisce un punto di partenza da cui tutti i soggetti e le istituzioni coinvolte possano trarre utili informazioni che, nell’ottica di una sinergica collaborazione tra loro, consenta di individuare ed avviare le operazioni di risanamento urbanistico e sociale dei quartieri disagiati.
Le ricerche effettuate con tale metodo, sono finalizzate al problem solving, alla analisi della criminalità sotto diversi profili, ad analizzare, a contribuire e fornire informazioni e inserimento dati per prevenire, migliorare, la sicurezza urbana, ambiente, relazioni sociali, istituzioni, politiche sociali, o semplicemente per essere più preparati a contrastare i fenomeni di criminalità ed illegalità per un più sereno vivere sociale che sempre più deve prepararsi a contrastare i fenomeni di criminalità internazionale oltre che nazionale.
Al fine di far meglio comprendere l’utilità di tale approccio ermeneutico allo studio della genesi dei comportamenti violenti, ma anche alla soluzione dei singoli casi, merita evidenziare come l’analisi dell’impatto delle cogenti variabili ambientali e sociali sul comportamento degli abitanti, costituisce una felice intuizione anche nella attività investigativa in senso stretto.
Sul punto è opportuno citare l’esperienza realizzata da Kim Rossmo, criminologo canadese, specializzato nel profiling geografico.
Kim Rossmo entrò nel Vancouver Police Department nel 1978 e divenne un ufficiale giurato nel 1980. Nel 1987 ha conseguito un Master in criminologia alla Simon Fraser University e nel 1995 divenne il primo poliziotto in Canada ad ottenere un dottorato in criminologia. La sua tesi di ricerca ha portato ad una nuova metodologia criminale investigativa denominata profiling geografico, basata sulla formula di Rossmo.
Negli anni ’80 l’agente Rossmo, che coltivava parallelamente al suo lavoro l’interesse per la matematica utilizzò le sue conoscenze in questa disciplina e le sue modellizzazioni come strumento di investigazione.
Riesaminando vecchi casi di killer o stupratori seriali costruì una formula, detta appunto formula di Rossmo, la quale permette di associare, una volta inseriti i parametri del caso, ad ogni punto di una mappa la probabilità che tale punto sia una base (residenza, luogo di lavoro) del criminale (a patto chiaramente che si tratti di un criminale di tipo seriale).
Qualche tempo dopo sfruttando tale formula Rossmo costruì un programma, Rigel che costruiva le mappe del quale oggi il creatore si occupa, aggiornandolo e insegnandone il funzionamento alla Texas State University, dove tutt’ora è docente.
Grazie a questo nuovo metodo nel 2002 è stato arrestato Robert Pickton.
Il metodo di Rossmo analizza e investiga anche altri tipi di crimini seguendo le seguenti fasi: luoghi del crimine –) tipologia di aggressore –) stile di caccia –) viabilità –) zone urbane ai fini del geographic profiling.
Il modello impiegato da Rossmo è noto come CGT (Criminal Geographic Targeting).
Lo sviluppo dello studio sugli aspetti spaziali e geografici dei crimini è stato favorito dalla nascita di software di mappatura computerizzata, noti come GIS – Geographic Information System.
Questi sistemi permettono l’archiviazione, l’analisi e la presentazione di dati geografici, in questo caso in riferimento a reati; ciò che si definisce CRIME MAPPING, ovvero mappatura del crimine, e che serve per mostrare dove avvengono determinati delitti, i punti di maggiore intensità (Hot Spot).
Potrà apparire incredibile, eppure il crime mapping ha origini vetuste, addirittura in un’epoca in cui ancora non esistevano le sofisticate tecnologie e i software oggi a disposizione degli operatori.
Esso, infatti, si sviluppa nello stesso periodo in cui nascono le scienze sociali, ovvero nel XIX secolo.
Lo storico Guerry, nel 1829, pubblicò delle mappe che indicavano una sorta di distribuzione geografica ove avvenivano i crimini violenti o i furti nelle abitazioni nei vari quartieri della Francia.
André Michel Guerry, nella sua opera dal titolo «Statistica morale» pubblicata proprio in quell’anno, produsse una “cartografia sociale” della criminalità.
I dati socio-strutturali, cioè relativi allo sviluppo e alla ricchezza, propri dei vari dipartimenti francesi, vennero incrociati con tutta una serie di statistiche relative alla criminalità.
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L’autore
* Giuseppe Lodeserto è il Presidente Regionale AICIS per la Puglia e Presidente del Forensics Group. Per oltre 40 anni nella Polizia di Stato, ha operato presso la Sezione Polizia Giudiziaria della Procura dei Minori e presso la Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Lecce. Vice Presidente di i4Sec.com – Associazione temporanea di professionisti – che si occupa di sicurezza aziendale. Eletto nel CD di AIP – Associazione Informatici Professionisti, ente riconosciuto e iscritto al MISE, all’interno del quale coordino il gruppo di lavoro sulla Digital Forensics – sta elaborando un elaborato per definire la figura del Digital Forensics Professional. Esperto in materia di reati informatici e sicurezza informatica è in possesso di Certificazione Europea di Security Manager oltre ad altre certificazioni informatiche. Relatore presso diversi enti pubblici e privati in materia di sicurezza informatica. Componente del Comitato Scientifico del MODìCT – Mediterranean Observatory on Digital Culture and Tourism – Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo di Unisalento e membro di Gruppi di Ricerca eSchool e Privacy e Data Protection, nel cui ambito cura la Sociologia Digitale e progetti relativi al Crime Mapping. Curatore della rubrica telefonica TECHRADIO: una finestra sul mondo digitale in onda ogni lunedì su Radio Portalecce. Ha conseguito i titoli di eCrime Analyst, Criminal Investigation Expert, Formatore EIPASS ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti. E’ Senior Trainer di Musa Formazione, Docente presso l’Università Telematica G. Fortunato, Docente per i Corsi del CESFAT – Laboratorio di Criminologia e Sociologia Forense del Dipartimento A.N.S. Sicilia – Formatore presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bari nell’ambito del Progetto della Regione Puglia #TeenExplorer e da pochi giorni assegnatario della Cattedra di Digital Forensics, del Dipartimento di Criminologia e Sociologia Forense presso l’Università degli Studi Unidemontaigne.
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