di Gaetano Settembrino*

L’uomo, non avendo spesso rispetto per l’ambiente, non comprende di recare danno soprattutto a se stesso. Non solo perché inquina il suolo, ma anche perché altera l’equilibrio chimico, fisico e biologico di fauna e flora.

Il traffico dei rifiuti è un settore in cui le ecomafie non sembrano aver subito alcuna crisi, nonostante l’impegno congiunto delle forze dell’ordine. Le indagini che si concentrano sui traffici internazionali di rifiuti in partenza dall’Italia e destinati ai paesi esteri, hanno posto l’attenzione sul problema della sottrazione di materie di scarto ad aziende e consorzi preposti allo smaltimento legale degli stessi. Le tipologie di rifiuto che hanno maggiormente incrementato le entrate delle organizzazioni criminali che si occupano di traffico di rifiuti internazionale sono la plastica e scarti metallici che, attraverso trattamenti fittizi e giri bolla, vengono abbandonati su strade, piloni, cantieri edili o in siti oltre confine.

Nonostante l’entrata in vigore della Legge n. 68/2015 (Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente),  efficace strumento di contrasto alle criminalità ambientali, quasi il 50% dei reati ambientali registrati sul territorio nazionale possono essere ricondotti a quattro regioni particolarmente soggette alla presenza di criminalità organizzata: la Campania e la puglia, dove Camorra e Sacra Corona Unita hanno messo a profitto i finanziamenti dell’emergenza rifiuti; la Calabria in cui la ‘ndrangheta gestisce cantieri che continuano a lavorare a pieno regime; la Sicilia, dove abusivismo edilizio e incendi dolori colpiscono il delicato habitat delle coste.

 I costi derivanti dai reati ambientali per le amministrazioni sono altissimi, poiché a seconda delle differenti discariche ci si trova a procedere con la rimozione dei rifiuti depositati o abbandonati sul suolo e nei casi più gravi, quando si riscontrano nel sottosuolo valori anomali che eccedono le soglie di contaminazione, con la bonifica ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale).

Ricordiamo che per bonifica si intende il rilascio controllato e uniforme di ossigeno o altri gas utili ad effettuare una attività di bio-miglioramento necessaria al risanamento delle acque sotterranee contaminate, e volta a stimolare la crescita di microrganismi. Perdipiù, questo procedimento deve avvenire nel più breve tempo possibile alla MISE (Messa in sicurezza d’emergenza) per poi passare, dopo l’analisi del rischio, alla MISO (Messa in sicurezza operativa) cioè l’azione di contenimento e risanamento.

Che sia per mancanza di senso civico o per cattiva gestione dei rifiuti, molti Comuni italiani vivono situazioni di emergenza con strade ostruite dai rifiuti, cattivi odori e gravi rischi per la salute. Parallelamente, vi è il fenomeno delle discariche abusive che nascono invece da un reale senso di inciviltà: strade poco trafficate diventano vere e proprie discariche a cielo aperto per materiale più o meno ingombrante. Questo fenomeno, purtroppo, tende sempre più ad aggravarsi in quanto viene segnalata la presenza di rifiuti abbandonati provenienti anche dalle zone periferiche delle città, in particolar modo prodotti tecnologici ed elettrodomestici. Questo perché con la nuova normativa che disciplina la raccolta RAEE  i commercianti che vendono elettrodomestici e ritirano l’usato devono essere iscritti nel registro e devono disporre di idoneo deposito per lo stivaggio degli apparecchi da smaltire. Si presume, dunque, che chi non si sia adeguato a tale normativa tenda a liberarsi degli apparecchi “rottamati” in maniera illegale. Va inoltre ricordato che l’ abbandono illecito di rifiuti ingombranti o pericolosi configura ai sensi degli Artt. 255 e 256 del T.U.A sanzione amministrativa se è responsabile un soggetto privato e se il materiale abbandonato è di natura domestica, sanzione penale se il responsabile è una persona giuridica (impresa o ente) e se il materiale di scarto proviene da attività professionali.

Al fine di rafforzare l’azione di controllo in aree destinate all’abbandono dei rifiuti molte amministrazioni comunali da tempo hanno deciso di intraprendere la strada della videosorveglianza: fuori dalle discariche comunali e lungo particolari strade vengono installate telecamere con lo scopo di vigilare sull’abbandono non consentito dei rifiuti e monitorarne l’andamento. La speranza è che la videosorveglianza abbia una funzione deterrente e che riesca a scoraggiare l’abbandono dei rifiuti anche per via delle alte sanzioni a cui si andrebbe incontro. Purtroppo, però, l’incivile ripreso dalle telecamere si fa più furbo e deposita i rifiuti mantenendo il veicolo lontano dall’occhio elettronico, unico mezzo volto ad identificarlo, oppure va alla ricerca di nuove aree non vigilate.

Anche se molte amministrazioni affermano che i risultati dell’adozione della videosorveglianza sono buoni e che si sia riusciti a diminuire il numero di discariche abusive, va ricordato che per la legge sulla privacy tale attività comporta una serie di responsabilità e obblighi. Le telecamere, infatti, devono essere sempre accompagnate da appositi cartelli che ne segnalano la loro presenza; inoltre, la durata della conservazione delle registrazioni non può essere superiore a quanto necessario agli scopi per i quali esse sono state raccolte e successivamente trattate, e comunque senza mai diffondere pubblicamente le immagini; infine, il garante della privacy ha disposto che venga designato un responsabile affinché possano essere visionate le registrazioni.

“Il mondo è un posto meraviglioso e per esso vale la pena di lottare

Ernest Hemingway

 

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* L’AUTORE

*Dott. Gaetano Settembrino, Ispettore Capo della Polizia Locale di Catania

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