A nove anni dall’arresto (avvenuto il 16 giugno del 2014) e dopo cinque anni dalla sentenza definitiva all’ergastolo (12 ottobre 2018), gli avvocati di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, potranno visionare per la prima volta i reperti dell’indagine.
È stata fissata per il 20 novembre davanti alla Corte d’Assise di Bergamo un’apposta udienza nella quale i legali potranno visionare il materiale, senza però poterlo fotografare. Nell’occasione saranno tolti i sigilli dagli scatoloni che contengono, tra le varie cose, anche i leggings e gli slip della ginnasta tredicenne di Brembate Sopra e sui quali venne isolato il Dna inizialmente identificato attribuito al famigerato ‘Ignoto 1’, poi identificato appunto col Bossetti.
L’iter per ottenere l’esibizione della prova materiale è stato piuttosto lungo: la richiesta era stata avanzata dai difensori di Bossetti, ma i giudici di Bergamo avevano sempre negato questa autorizzazione. La Cassazione però lo scorso 19 maggio, aveva rimandato il caso a Bergamo, chiedendo di autorizzare l’esibizione. E’ un primo (lungo) passo: la difesa di Bossetti potrà successivamente chiedere di analizzare i vari reperti e, qualora dovesse emergere qualcosa di nuovo, reclamare eventualmente la revisione del processo.
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