DIFESA PERSONALE
(Maurizio Massara*)
La difesa personale è un contributo alla sicurezza delle città
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La difesa personale
Quando si affronta l’argomento della difesa personale, le prime immagini che sovvengono sono i numerosi corsi di auto-difesa di ogni genere e qualità, spesso relazionandoli agli episodi che la cronaca nera ci riporta.
Per autodifesa, al di fuori del mero mondo giuridico, in realtà, in genere s’intende la capacità di un soggetto, di difendere la propria integrità psico-fisica o dei propri cari da parte di aggressioni esterne.
Certamente sapersi difendere con perizia e tecnica appropriata è un grande quanto difficile obbiettivo per persone sensibili o sensibilizzati al problema.
Non bastando poche lezioni per ottenere risultati soddisfacenti, molti abbandonano presto gli addestramenti e gli allenamenti, limitando la diffusione di tale attitudine fisica.
In particolare, coloro che non considerano l’abilità fisica e mentale di prevenire o sfuggire dai pericoli e che, magari, hanno maggiore esposizione ad eventuali aggressioni per motivi lavorativi, sesso o età, sono paragonabili a un pilota di jet militari che non apprende l’utilizzo corretto del seggiolino eiettabile, considerando l’incidente una lontana e secondaria evenienza.
La legittima difesa
Chiarito il significato e l’utilità della difesa personale, è necessario chiedersi quali fondamentali collegamenti esistono nel mondo del diritto.
Pur memori del famoso detto “meglio un brutto processo che un bel funerale”, potremmo valutare numerose soluzioni intermedie tra il subire danni fisici ed esacerbate reazioni che possano ritorcere responsabilità legali con funeste conseguenze future.
Per chi affronta il problema dell’autodifesa tramite appositi corsi sotto la guida di esperti insegnanti, non può non considerare la “legittimità” delle proprie azioni per potere opportunamente equilibrare la propria azione e reazione.
Spesso la paura, la rabbia e la poca preparazione sfociano in risposte sproporzionate, sia congelando la corretta difesa, oppure superando i limiti imposti dalle leggi di un Paese civile.
Dal punto di vista giuridico limiti, modalità, presupposti e casi in cui un comune cittadino può difendersi da solo, senza rivolgersi all’autorità, è prevista e disciplinata dal Codice Penale italiano all’art. 52, ai sensi del quale: “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”.
Tale norma mette in evidenza cinque essenziali elementi affinché la difesa sia considerata “legittima”:
- l’aggressione lede un diritto sancito dalla legge;
- minaccia ingiusta;
- attualità del pericolo;
- reazione necessaria;
- proporzionalità tra offesa e difesa.
Semplificando, a seguito di uno scontro fisico, per uscire legalmente indenne da una causa occorre essenzialmente dimostrare:
- non aver provocato l’evento in alcun modo;
- aver tentato in tutti i modi di evitare lo scontro, fuggendo o tentando di sottrarsi al pericolo;
- nell’impossibilità di fuggire, motivarne le ragioni (via di fuga sbarrata, dover difendere altre persone, bambini, anziani, ecc.);
- aver reagito con forza “proporzionata” alla minaccia subita.
Tutto ciò per non ricadere in un eccesso colposo, se non peggio, che andrebbe, comunque, a rovinare la qualità della vita futura.
Chiariti i presupposti legali su cui basare la realtà dei corsi finalizzati all’auto protezione, in una serie di articoli mirati cercheremo di sviluppare tale complesso argomento che si può considerare un approfondito studio multidisciplinare.
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Maurizio Massara, Criminologo qualificato AICIS
AICIS