Nuove sanzioni per gli atti di violenza nei pronto soccorso, ma per la prevenzione la “palla” passa ai questori. E’ questa la soluzione introdotta dalla legge n. 56/2023 di conversione del d.l. n. 34/2023 con cui il Governo era intervenuto d’urgenza, a fronte di un preoccupante aumento del fenomeno, inserendo nel codice penale l’art. 583-quater.

Le sanzioni penali: La norma prevede che «Nell’ipotesi di lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonchè a chiunque svolga  attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali  allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a  causa  di  tali attività, si applica la reclusione da due a cinque anni». In caso di lesioni gravi si applica la reclusione la reclusione da quattro a dieci anni; per le lesioni gravissime, la reclusione da otto a sedici anni.

La prevenzione lasciata ai Questori: la legge 56/2023 stabilisce anche che «Al  fine  di  garantire  la  tutela  dell’ordine  e  della sicurezza pubblica  e  le  esigenze  di  prevenzione  generale  e  di repressione dei  reati  nonché  di  assicurare  l’incolumità  degli esercenti  le  professioni   sanitarie   operanti   nelle   strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate dotate di un  reparto  di emergenza-urgenza, presso le strutture  medesime,  in  considerazione del bacino di utenza e del livello di rischio  della  struttura,  con ordinanza del questore possono essere costituiti  posti  fissi  della Polizia di Stato nel rispetto delle vigenti disposizioni di carattere normativo e ordinamentale in materia  di  articolazioni  territoriali dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, compatibilmente con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili  a  legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

Il fenomeno: In realtà non esistono dati precisi o, meglio, le Regioni li raccolgono ma secondo modelli difformi non perfettamente comparabili. Rispetto agli episodi denunciati all’Inail, nel triennio 2019-2021 sono stati 4.821 gli infortuni legati ad episodi di violenza, con un calo del 30% nel 2020 per effetto della pandemia. Gli studi citati nel documento mettono in rilievo che la forma più comune di violenza è costituita dall’aggressione verbale mentre gli altri tipi di violenza riportati sono costituiti da minacce verbali, attacchi fisici, abuso sessuale (molestia e violenza), molestia etnica, diffamazione, mobbing, bullismo, comportamento intimidatorio e molestia razziale. La Società di medicina di Emergenza e Urgenza (Simeu) ha rilevato, in un campione di 218 strutture che nel 63% si è verificato almeno un episodio di violenza fisica nel bimestre oggetto della rilevazione, nella metà dei casi nelle strutture in cui il sovraffollamento di pazienti era maggiore. Mentre un’indagine tra oltre 2.300 Medici di Continuità Assistenziale ha evidenziato che il 94% ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di aggressione o atti intimidatori.