di Monica Atzei*
“L’adolescenza rappresenta la fase del ciclo di vita in cui il bisogno di rischiare, inteso come assunzione di rischi in termini comportamentali, si esprime con particolare intensità. Esso si manifesta tramite numerosi comportamenti di sperimentazione che fanno parte dei normali processi di sviluppo. Si tratta di condotte che consentono all’adolescente di mettere alla prova le proprie abilità e competenze, di concretizzare i livelli di autonomia e di controllo via via raggiunti e di sperimentare nuovi e diversificati stili di comportamento. […]. Tuttavia, tale assunzione di rischio può portare l’adolescente a mettere in atto comportamenti estremamente dannosi per la propria ed altrui salute” (Malagoli Togliatti, 2004, pag. 67).
Crescere in una famiglia deviante «aiuta» il ragazzo a copiare i comportamenti devianti. Tutti noi cresciamo imitando in qualcosa i propri genitori, è stato visto come ragazzi cresciuti in famiglie con membri devianti a loro volta attuassero gli stessi comportamenti.
Solitamente i comportamenti devianti vengono bloccati dai genitori, i quali ripudiano il comportamento, se invece i genitori stessi mettono in atto quel comportamento il ragazzo si sente legittimato a metterlo in atto.
Il gruppo dei pari e il nuovo mondo social sono altri fattori di rischio molto importanti da tenere in considerazione. L’idea di «branco» può portare a commettere azioni devianti per non essere esclusi fino a farle proprie.
Anche il nuovo mondo virtuale ha una doppia veste nei comportamenti devianti. I social e i nuovi mezzi di comunicazione sono sia fattori protettivi che fattori di rischio. Spesso i genitori degli adolescenti non sono in grado di usarli e questo permette all’adolescente di essere «solo» in quel mondo e questo potrebbe portarlo a commettere atti devianti che a lui sembrano di poco conto, che invece hanno risvolti molto gravi.
Il mondo Social
I social network, in italiano rete sociale, sono gruppi di persone legate tra di loro da diversi legami sociali, come legami di lavoro, di amicizia, di pubblicità, ecc… I numeri di Facebook sono altissimi tra le persone tra i 25 e i 60 anni mentre la popolazione di utenti con meno di 20 anni è riversata maggiormente su Instagram e TikTok. Ciò che accomuna gli ambienti virtuali è la mancanza di garanzie sull’identità degli individui interagenti: è infatti diffuso, all’interno delle comunità virtuali, il cosiddetto fenomeno del fake, ovvero la simulazione di un’identità fittizia, che può prevedere il cambiamento di genere, di età, e così via. In questo caso, il soggetto dà di sé un’immagine più stereotipata per dare maggiore credibilità e coerenza all’immagine che desidera creare.
Entra in gioco qui la concezione dei sé possibili (Markus e Nurius, 1986), da considerarsi come possibili potenzialità, aspirazioni, paure in larga parte sottratte alla verifica empirica ed al controllo sociale. I sé possibili coincidono con il sé ideale. Oltre a porsi la domanda su quanto i ragazzi siano in grado di instaurare un rapporto autentico con gli altri e quanto si sentono sicuri di esprimere se stessi senza ricorrere a identità alternative, l’intervento multidisciplinare deve aiutare i ragazzi ad integrare la propria persona sia nel mondo reale che su quello dei social.
Il mondo digitale è un mondo ricco di opportunità e di possibilità, pensiamo alla didattica a distanza che ha coinvolto milioni di studenti e docenti durante il lockdown, purtroppo è un mondo in cui si nascondono molte insidie e gli adolescenti che hanno meno possibilità di accedere a fattori protettivi rischiano di rimanere incagliati nella rete.
I rischi
Cyberbullismo: “mobbing di Internet, infatti, per designarlo si usano anche i termini cyber mobbing e Internet mobbing. Viene messo in atto mediante l’uso dei media digitali e consiste nell’invio ripetuto di messaggi offensivi tramite sms, in chat o su facebookper molestare una persona per un lungo periodo.
Sexting: Il termine sexting, che deriva dalla fusione delle parole inglesi sex e texting, designa l’invio via cellulare o Internet di immagini o video erotici di sé stessi. Esso include anche l’invio di messaggi erotici o pornografici. I contenuti sono trasmessi a una singola persona o a un gruppo attraverso reti sociali o servizi di messaggeria.
Cybergrooming: Si parla di «cybergrooming» quando un adulto contatta un minore tramite Internet nell’intento di compiere atti sessuali. Una particolare cautela è necessaria nelle chat, nei forum di discussione o nei social network, dove i pedofili possono entrare facilmente in contatto, anonimamente, con bambini e giovani. Spesso in questi casi si spacciano per adolescenti. Parlando e inviando immagini, cercano di scoprire se l’interlocutore è interessato al sesso e se è possibile incontrarlo nella vita reale.
Happy slapping: Questo termine indica un tipo di comportamento violento che si è sviluppato con la diffusione dei telefonini con la videocamera: mentre una persona viene percossa o ferita, i complici filmano la scena e poi la diffondono tramite il cellulare o Internet. Per le vittime, alla sofferenza fisica si aggiunge l’umiliazione di vedere la violenza subita diffusa in Internet e nella cerchia degli amici.
Privacy: Tutti i social network danno la possibilità di inserire e condividere foto personali e qualsiasi attimo della propria vita, scegliendo di esternarli indifferentemente anche a persone che non si conoscono. Molti adolescenti dichiarano di essersi incontrati almeno una volta con persone conosciute online e di aver mandato fotografie a persone conosciute in chat. L’azione dell’intervento educativo mira allo sviluppo della capacità di saper valutare eventuali rischi di un incontro virtuale (percezione del rischio).
Definizione di Bullismo
Per bullismo s’intende il complesso di prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi ai danni dei loro coetanei. Dall’ inglese bullying, letteralmente “intimorire”, indica un comportamento aggressivo, vessatorio e intimidatorio.
Uno dei primi studiosi di questo argomento è Olweus che, negli anni 70, a seguito di una forte reazione dell’opinione pubblica norvegese dopo il suicidio di due studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.
Caratteristiche del Bullismo
- L’intenzionalità
- La sistematicità
- L’ asimmetria di potere che indica la presenza di differenze fisiche e/o psicologiche tra bullo e vittima tali da definire i due ruoli
E’ possibile distinguere tra bullismo diretto, che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale e bullismo indiretto, che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia.
Il bullo un oppresso che opprime
In Italia, una delle studiose più importanti del fenomeno del bullismo è Ada Fonzila quale rileva che bulli e vittime sono accumunati da una stessa piattaforma disadattiva, seppur di matrice diversa. Si è riscontrato, infatti, che essi condividono, seppur con traiettorie che non si incontrano mai, una sorta di analfabetismo nei confronti di alcune aree socio-cognitive: le vittime si differenziano prevalentemente per una scarsa capacità nel riconoscimento delle emozioni; mentre i bulli per il disimpegno morale, particolarmente per quanto riguarda il meccanismo della de-umanizzazione che, secondo Bandura, è ciò che gli consente di inferire sulle vittime senza provare un senso di colpa.
Fattori di Rischio
- Fattori di rischio che predispongono a diventare bullo : impulsività, irritabilità, scarsa autostima e autoefficacia, stile parentale autoritario, permissivo, conflittuale o violento e abuso di sostanze.
- Fattori di rischio che predispongono a diventare vittima sono: elevata sensibilità, insicurezza, scarsa autostima, debolezza fisica, supposta inferiorità etnica o culturale, ansia, depressione, clima familiare iperprotettivo, difficoltà ad instaurare relazioni efficaci.
Fattori di Protezione
I fattori protettivi, in entrambi i casi, sono:
- buona autostima e autoefficacia,
- stile parentale autorevole e supportivo,
- assertività e rete amicale di supporto.
Tipologie di Cyberbullismo
- Flaming: messaggi offensivi e/o volgari inviati solitamente su forum e siti di discussione online.
- Harassment(molestie): inviare in maniera ossessiva e ripetuta messaggi contenenti insulti.
- Put-downs(denigrazione): inviare messaggi, tramite sms, mail e post, a più destinatari con l’intento di danneggiare la reputazione della vittima.
- Masquerade(sostituzione di persona): rubare l’identità della vittima con l’obiettivo di pubblicare a suo nome contenuti volgari.
- Exposure(rivelazioni): rendere pubbliche le informazioni private della vittima.
- Trickery(inganno): conquistare la fiducia di una persona per carpire informazioni private e/o imbarazzanti con la finalità di renderle pubbliche.
- Exclusion(esclusione): escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.
- Cyberstalking(cyber-persecuzione): molestare e denigrare ripetutamente per incutere paura e terrore in riferimento all’incolumità fisica.
- Happy slapping: molestare fisicamente con lo scopo di riprendere l’aggressione e pubblicare il video sul web.
Tipi di Prevenzione
PREVENZIONE PRIMARIA
Ė la forma classica e principale di prevenzione e comprende tutti gli interventi destinati ad ostacolare l’insorgenza delle malattie,disturbie/o di comportamenti criminali nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti. Spesso l’intervento mira a cambiare abitudini e comportamenti scorretti (intervento comportamentale)
Si attua con:
- progetti di educazione alla salute e campagne di sensibilizzazione/informazione alla popolazione (ad es. sull’impiego delle cinture di sicurezza in automobile, sull’abuso di droga ecc.);
- profilassi immunitaria (vaccinazioni);
- interventi sull’ambiente per eliminare o correggere le possibili cause delle malattie (ad es. attività ispettiva, pareri vari, lotta ai comportamenti sociali devianti e alla criminalità);
- interventi sull’uomo per rilevare e correggere errate abitudini di vita (es. fumo);
- individuazione e correzione delle situazioni che predispongono al problema (es. obesità, allontanamento dal contesto familiare violento).
PREVENZIONE SECONDARIA
Ha come obbiettivo l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio per poter ottenere la guarigione o impedire l’insorgenza e la progressione della malattia. Un esempio di intervento mirato su pochi individui è rappresentato dalle indagini epidemiologiche a seguito di un caso di malattia infettiva, mentre gli interventi rivolti a gruppi di popolazione omogenei (per età sesso, ecc.) e numerosi sono definiti screening. Esempi sono gli screening condotti per la diagnosi precoce dei tumori della mammella e della cervice uterina (pap-test) nella popolazione femminile, del colon attraverso la ricerca del sangue occulto Ma esistono anche screening per malattie croniche degenerative (cardiovascolare, in ambito di medicina del lavoro, diabete ecc.). La diagnosi precoce è fondamentale perché rende attuabili interventi terapeutici in grado di condurre alla guarigione.
PREVENZIONE TERZIARIA
È rivolta a ridurre la gravità e le complicazione di malattie ormai instaurate e sconfina spesso nella terapia: ad esempio, una appropriata dieta per un diabetico. In questo ambito si inserisce anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico o disfunzionale.
Nelle scuole si attua la prevenzione primaria
La scuola può aiutare a promuovere la prevenzione primaria attuando molti progetti che coinvolgono i ragazzi in tematiche importanti come bullismo, cyberbullismo, diritti della popolazione Omosessuale, Lesbo e Transgender.
È importante che l’intervento sia fatto in maniera integrata e multidisciplinare, gli specialisti devono essere il più vicino possibile ai ragazzi e devono cercare di entrare in contatto con la loro «cultura».
Interventi efficaci permettono agli adolescenti di avere uno specchio e di confrontarsi con i loro schemi di funzionamento, in alcuni casi capiscono per la prima volta che dei comportamenti che per loro sono «normali» in realtà hanno forte valenza sociale e legale.
Il ruolo della scuola è anche quello di segnalare in maniera tempestiva eventuali comportamenti criminali all’interno delle scuole e/o in famiglia.
Compito della Famiglia: Educare
Il ruolo genitoriale, per quanto possa risultare difficile nell’attuale società, deve includere elementi di comprensione, severità, affetto e controllo, mixati tra loro nella giusta misura. É fondamentale essere attenti, presenti e disponibili.Non sarà la panacea di tutti i mali ma sicuramente evita che la devianza attecchisca nell’indole dell’adolescente con estrema facilità.
Nel tempo, diversi autori hanno cercato di spiegare quanto la famiglia e le sue dinamiche abbiano influenza sullo sviluppo del comportamento deviante del minore, andando ad analizzare di volta in volta le differenti tipologie familiari: la famiglia disgregata, la famiglia autoritaria, la famiglia non autoritaria, ecc.
In estrema sintesi si può dire che non è disturbante per i figli né una famiglia autoritaria (che non significa naturalmente famiglia maltrattante) né una famiglia “libera”. Ciò che invece è disturbante è l’incoerente approccio situazionale dei genitori. Infatti, se di fronte ad un problema i genitori non si comportano di comune accordo e sempre allo stesso modo, è facile ottenere effetti peggiori di una grande permissività o di una grande severità, creando nel bambino un’enorme confusione.
I genitori sono inoltre fondamentali riguardo all’acquisizione del senso morale, che avviene intorno ai 5/6 anni d’età attraverso una continua interazione con il figlio. Inizialmente il bambino non ha alcun senso morale, vuole essere solo soddisfatto nei propri bisogni; ad un certo punto, quando i genitori lo sgridano per una cosa fatta male o lo lodano per una cosa fatta bene, lentamente, da questo approccio, introietterà il concetto di bene e di male.
Comprendere il Disagio
Si distinguono:
- Reazioni “internalizzanti”: disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, anoressia nervosa, bulimia, etc.
- Reazioni “esternalizzanti”: comportamenti disturbanti in ambito familiare, scolastico, sociale.
I genitori devono essere in grado di cogliere questi cambiamenti e cercare di intervenire, l’intervento non può e non deve essere solo di tipo punitivo, esso non permette all’adolescente di creare un’immagine critica di sé e delle sue azioni.
Qualora i genitori capiscano la presenza di un problema ma non sono in grado di aiutare il proprio figlio, devono potersi rivolgere ad uno specialista.
Chi è lo Psicologo scolastico
Negli ultimi anni si è registrato un bisogno sempre maggiore da parte della Scuola di interventi di Psicologia Scolastica. Questi interventi sono rappresentati sia dall’offerta di consulenza psicologica individuale per tutte le figure che operano all’interno della scuola: insegnanti, alunni, genitori; sia da attività pensate per il gruppo classe.
L’intervento dello psicologo scolastico è uno strumento che la scuola può usare per sviluppare l’efficienza nel raggiungimento dei propri obiettivi formativi, favorendo la promozione del benessere nel contesto scolastico.
La metodologia più indicata e diffusa è l’educazione socioaffettiva, finalizzata al potenziamento e allo sviluppo delle risorse personali e all’acquisizione delle competenze sociali (Francescato e Putton 1995).
In ambito scolastico fa riferimento a quella parte del processo psicoeducativo che si occupa di atteggiamenti, sentimenti, credenze ed emozioni degli studenti. Esso implica una attenzione allo sviluppo personale e sociale degli allievi e alla promozione della loro autostima, sottolineando l’importanza di offrire sostegno e guida agli studenti, migliorando la conoscenza di sé e del proprio gruppo classe. L’educazione socioaffettiva è un intervento che facilita la comunicazione tra i membri, promuovere comportamenti di collaborazione, solidarietà, mutuo rispetto, riconoscimento ed accettazione delle differenze.
Un altro metodo dell’educazione socioaffettiva, è il “circle time”, usata con gli alunni nelle classi. È un intervento di gruppo, mirato a favorire il rapporto tra i componenti del gruppo classe e la loro conoscenza reciproca.
Lo psicologo scolastico si occupa principalmente di:
- fornire sostegno psicologico sotto forma di counseling,
- creare sportelli di ascolto;
- curare i rapporti con le famiglie;
- progettare interventi e percorsi educativi nella scuola;
- fornire assistenza ed orientamento agli studenti;
- aggiornare gli insegnanti e collaborare con loro;
- intervenire in situazioni di disagio psico-sociale di minori ed analizzare tale disagio per risolverlo.
In alcune scuole è presente anche il CIC: sportello di ascolto tenuto da professori della stessa scuola.
Grande efficacia individuale
In generale, la maggioranza ritiene la figura dello psicologo scolastico un supporto fondamentale, utile e importante. Alcuni sostengono che questa figura sarebbe una risorsa necessaria e preziosa ma purtroppo ancora poco utilizzata e valorizzata nella pratica. Viene espressa l’esigenza di un sostegno sia per i bambini/ragazzi e le loro famiglie sia per gli insegnanti.
L’intervento sperimentato ha soddisfatto la maggior parte degli intervistati. La soddisfazione è legata soprattutto al fatto che lo psicologo si è mostrato attento ai bisogni e ai problemi delle classi, che la sua presenza ha facilitato la comunicazione creando un clima non giudicante e che ha aiutato a parlare anche di tematiche delicate (soprattutto in adolescenza).
Meno quella sociale
Al contrario, progetti sul bullismo e lo stress lavoro-correlato sono stati percepiti come poco efficaci o del tutto inefficaci e questo potrebbe rappresentare un ulteriore segnale rispetto alla necessità di implementare progetti che possano trovare continuità nel tempo, soprattutto per problematiche così complesse e difficilmente risolvibili in pochi incontri.
Per questo è estremamente importante la creazione di una rete che possa permettere alle famiglie e ai ragazzi di trovare supporto e sostegno in caso di necessità, contrastando gli atteggiamenti devianti.
Limiti
«Anche secondo i genitori l’area in cui c’è maggiormente bisogno dell’intervento dello psicologo scolastico è quella relativa alla gestione delle classi difficili e alla prevenzione/contrasto di bullismo e cyberbullismo, a riprova di come siano difficoltà sentite davvero da tutto l’ambiente scuola e della necessità che famiglie e docenti non siano lasciati soli a gestire queste difficili dinamiche. Tutti auspicano che quella dello psicologo scolastico diventi una figura fissa e stabile all’interno delle scuole italiane e ritengono che la sua presenza non interferirebbe con le attività didattiche, ma che anzi sarebbe un valido aiuto sia per gli insegnanti che per gli alunni.»
Il limite giuridico del lavoro coi minorenni è uno grande scoglio, infatti gli psicologi scolastici possono «ascoltare» gli studenti solo ed esclusivamente se sono in possesso del consenso dei genitori.
Pensate che un ragazzo che ha seri problemi in famiglia chiederebbe mai ai propri genitori di firmare il consenso di parlare con uno Psicologo? Ai posteri l’ardua sentenza.
È altresì vero che ci deve essere la tutela del minore, le istituzioni però dovrebbero trovare una soluzione che permetta agli studenti di cercare aiuto senza per forza dover passare dai genitori e allo stesso tempo permettere al minore stesso e allo psicologo di essere tutelati.
Dello stesso autore:
https://criminologiaicis.it/giovani-e-violenza/
https://criminologiaicis.it/devianza-giovanile-e-disimpegno-morale/
https://criminologiaicis.it/devianza-giovanile-quale-prevenzione/
https://criminologiaicis.it/giovani-e-devianza-educare-al-tempo-dei-social/
________________________________
L’AUTRICE
Monica Atzei è una criminologa qualificata AICIS, giornalista ed insegnante di materie letterarie. Scrive per diversi magazine e blog e collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.
Riproduzione riservata ©
AICIS